Chamrousse - Sarebbe da portarlo direttamente a Parigi, con il TGV, per manifesta superiorità. Non c'è più storia, non c'è avversario che tenga, non c'è caldo o vento, pioggia o grandine che possa fermare Vincenzo Nibali. Il siciliano è di un altro pianeta e lo fa vedere anche nella prima tappa alpina, andando a vincere in perfetta solitudine per la terza volta in questo Tour, ma in questa occasione lo fa con la maglia più preziosa: quella gialla.
Distacchi pesanti, siderali, che mettono al sicuro il messinese che a questo punto deve solo sperare di non prendere un colpo di vento, un raffreddore o un mal di gola, gli unici nemici da combattere in ogni modo. «Lo porteremo a letto in braccio come la madonna candelora, guai se gli succede qualcosa
.», dice con il suo solito tono scherzoso Michele Scarponi, luogotenente di lusso che ieri però ha vissuto per il gran caldo una giornata non storta, di più, finendo ad oltre 32'.
Nel giorno di Bartali, nel giorno di Casartelli, Vincenzo Nibali trova il modo per ricordare degnamente tutte e due, ma visto che c'è e visto che può, ricorda al mondo intero che in questo Tour nessuno è più forte di lui. «Sono molto contento - spiega sereno e soddisfatto la maglia gialla -, lo scopo di oggi era quello di guadagnare tempo sui miei diretti rivali. Porte si è staccato nei primi chilometri della salita finale e sono riuscito a guadagnare anche su Valverde. Tour finito? Non scherziamo, già da domani (oggi per chi legge, ndr), c'è da sudare parecchio. Altra salita, altra fatica. Altri attacchi. Spero solo di difendermi al meglio», dice il siciliano.
La tappa si decide come da copione sull'ultima salita (18,2 km al 7,3% di pendenza media verso l'arrivo ai 1.730 metri di quota di Chamrousse). Ai -13,8 km dall'arrivo termina il bellissimo e generoso tentativo solitario del nostro Alessandro De Marchi (il prossimo anno passerà all'Astana, proprio nel team di Nibali), in fuga per 44 km. Il gruppo diventa gruppetto e ben presto restano solo i migliori in classifica, meno l'australiano Richie Porte, secondo nella classifica generale, che vive una delle sue proverbiali giornate storte e sprofonda nelle retrovie: arriverà a quasi 10' da Vincenzo.
Si arriva ai -10,4 ed ecco che decide di muoversi il terzo in classifica, lo spagnolo Alejandro Valverde, che nei giorni scorsi aveva dichiarato alla stampa iberica: «Sui Pirenei scatenerò l'inferno, ma già sulle Alpi lo metterò in crisi». Nibali lascia dire e lascia fare, controllando da dietro lo spagnolo agevolmente, senza mai lasciargli troppo spazio, mentre davanti resistono in testa il polacco Majka e il ceco Koenig.
Il momento clou è -6,6 all'arrivo: è Vincenzo a rompere gli indugi e a piazzare il colpo. Un attacco secco e nessuno riesce a tenerlo. In 400 metri raggiunge la coppia di testa. Poi a 3 km dall'arrivo se ne va da solo e per tutti gli altri è notte fonda.
Oggi ancora le Alpi, con Lautaret e Izoard. Arrivo a Risoul, dopo 177 di corsa.
Ancora otto tappe. Una settimana di corsa, che per Vincenzo Nibali e per noi italiani, può trasformarsi in una gioiosa passerella verso la gloria di Parigi. Otto giorni, prima della festa. Che il "countdown" abbia inizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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