Non è bastata la favola di Jonathan, il brutto anatroccolo. La devastante legge dell'ex non ha voluto sentir ragione. Mattia Destro si è preso tutte le rivincite: due gol stavolta, uno all'andata, Inter seppellita dalla sua fame di rivincita e dalla vena di goleador. Lui, ragazzo della primavera nerazzurra, buttato a mare (a Genova) è riuscito a mettere il rimorso al terreo Moratti in tribuna. Poi l'Inter ci ha messo i buchi della difesa, le sue debolezze (13 uomini in infermeria), l'incapacità a tener botta. Roma a corrente alternata, molto più convinta nel secondo tempo. Ma tanto è bastato. San Siro quest'anno le ha portato fortuna: in campionato 3-1, stavolta 3-2 (gol finale nerazzurro di Alvarez). L'Inter perde la quinta partita su sei, non ha più nulla da salvare. Forse nemmeno il tecnico. E il derby romano del 26 maggio chiuderà questa coppa Italia nel modo più consono a quel che ha raccontato il pallone.
Eppure il destino se l'era giocata bene, con tutti gli ingredienti del thrilling. Cambiasso ha alzato la mano pochi minuti dopo il riscaldamento sul campo. Problema articolare alla gamba sinistra dirà il referto medico. Posto a Jonathan con quella sua fotografia da giocatore per caso. Immaginate il popolo di San Siro come si sarà sentito toccato dal malocchio. Sulle tribune ultras ecco striscioni contestatori. Chi se la prende con l'ex juventino Fassone, oggi dirigente nerazzurro («Meglio un anno senza tituli che una vita da ridiculi»), chi si inchina alle trovate del comico Bonolis e chi fa sapere di sentirsi orfano di Mourinho, perché «nessuno ha mostrato senso di appartenenza ai colori come lui». Già ma non è fuggito subito nella notte della Champions? Basta poco per dimenticare.
Ma bastano poche decine di minuti per rivalutare perfino Jonathan. Inter attenta e guardinga, ma difesa sempre in sofferenza. Tre minuti e Handanovic ha dovuto sfoderare la prima parata decisiva, come altre due nel primo tempo: la prima contro Destro. L'ultima, sullo sbucare facile di Florenzi in area, addirittura miracolosa. Chissà, dopo il primo affondo la Roma si sarà sentita predestinata, fin troppo visto il ritmo lento e il gioco un po' distratto del resto del suo primo tempo che solo le incursioni finali di Destro e Florenzi hanno riscattato.
L'Inter, invece, ha messo un po' a trovare controllo del gioco, ma alla lunga ha capito i punti deboli romanisti: Alvarez ha provato a perforare sulla destra, tanto da mandare in barca il duo Marquinhos-Florenzi. Kovacic ha dimostrato di essere una mezzala, per passo e scatto, ed ha trovato praterie nella zona centrale. Rocchi ha pizzicato stando al centro.
Buon per l'Inter che, pescata la chiave del gioco, ha sfruttato le situazioni e peggio per la Roma un po' sporadica e poco convinta nel suo attaccare. Totti più cattedratico che superstar. Lamela solo bello. Alla fine del tempo le occasioni saranno tre per parte, ma l'Inter con il gol in più regalato dalla spettacolare triangolazione, a suon di colpi di tacco, fra Alvarez, Jonathan, Rocchi e conclusa in rete dal brasiliano. Tiro da centravanti, palla rasoterra a pescare l'angolo giusto. Roba da non credere ai propri occhi. Eppur succede anche questo nel pallone. Storie da brutto anatroccolo.
Ecco, appunto, le favole: la Roma ha capito che era ora di tornare alla realtà fin dall'inizio della ripresa e Handanovic ha regalato il suo meglio finché il guizzo di Mattia Destro non lo ha inchiodato.
Troppo fragile la difesa interista, anche malmessa fisicamente, bucata da un errore a centrocampo e troppo veloce Destro per farsi prendere da Samuel. E dopo altri dieci minuti è stato un gioco per l'imperdibile ex sfruttare l'ennesima latitanza della difesa e chiudere la partita: sua e della Roma.
Che poi il tiraccio lungo di Torosidis, a sorprendere Handanovic, ha reso pesante. E il caso ha voluto che ieri San Siro abbia saggiato la differenza tra lasciare Destro per prender Ranocchia. A Destro la finale, all'Inter i rimorsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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