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Urla razziste, c'è il primo tifoso arrestato

Sui social aveva dato del "babbuino d'oro" a Romaine Sawyers del West Bromwich Albion

Urla razziste, c'è il primo tifoso arrestato

Ci sono tanti modi per entrare nella storia, ma quello scelto da tal Simon Silwood, tifoso del West Bromwich Albion, potrebbe creare una giurisprudenza importante nella lotta contro il razzismo. Il cinquantenne in questione, dopo che la sua squadra aveva perso per 5-0, lo scorso gennaio, contro il Manchester City, si era messo ad attaccare pesantemente Romaine Sawyers, giocatore di colore del West Brom, scrivendo, su Facebook, che il centrocampista «dovrebbe vincere il Baboon d'Or (che tradotto sta per Babbuino d'Oro)», gioco di parole razzista al posto di Ballon d'Or (Pallone d'Oro).

A nulla è valso, al processo, il suo tentativo di difesa, nel quale ha puntato il dito contro il correttore automatico del telefonino, reo, a suo dire, di aver modificato la parola «buffone» da lui digitata. Il giudice, però, non solo non gli ha creduto, ma, valutando «davvero minimo il rimorso che ha per le sue azioni», ha voluto infliggergli una pena esemplare. Non la solita condanna, poi commutata in servizi alternativi, come avvenuto in casi analoghi, anche nel recente passato, ma galera. Silwood, infatti, dovrà trascorrere quattro delle otto settimane della sua condanna direttamente in carcere, mentre le restanti saranno con la condizionale.

È la prima volta, almeno in Gran Bretagna, che un tifoso finirà direttamente dietro le sbarre per insulti razzisti sui social. E anche se il verdetto ha diviso l'opinione pubblica (molti ritengono la pena detentiva eccessiva per questo tipo di reato), è un chiaro messaggio lanciato ai razzisti da tastiera. Anche perché giovedì, durante Sparta Praga-Rangers di Europa League, Glen Kamara, centrocampista originario della Sierra Leone, è stato bersagliato di ululati per il suo colore della pelle. La cosa ancor più grave è che gli insulti siano piovuti dal settore che ospitava 10mila bambini e adolescenti, interdetto al pubblico pagante per precedenti episodi di discriminazione.

L'idiozia razzista non ha età.

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