La Signora del paradosso. Una squadra che vola a più diciannove in campionato a inizio marzo, che vince la ventiquattesima partita di campionato su ventisette (più tre pareggi) deve fare i conti con un ambiente in cortocircuito. Perché lo Juventus Stadium a quasi otto anni dal battesimo vive una delle sue notti più surreali, in cui il popolo bianconero recita una sorta di spaccatura. E' la cornice stonata alla notte di Moise Kean, che segna i primi gol allo Stadium, una doppietta da attaccante di razza che basta per la pochezza dell'Udinese a certificare il livello mediocre della serie A. Un giocatore che Massimiliano Allegri ha usato con il contagocce, eufemismo, ma che con il senno di poi avrebbe fatto comodo eccome. Possibile che non meritasse più di due minuti in campionato fino alla prima da titolare di ieri sera? Eppure a Bologna schierato da titolare in Coppa Italia, aveva lasciato il segno. E restando a quella competizione era stato snobbato pure nella debacle di Bergamo. E dire che anche il ct Roberto Mancini si è accorto di lui. Kean appartiene alla categoria dei misteri di Max perché in un campionato stravinto, stradominato avrebbe dovuto avere più spazio.
Nella notte del paradosso ci sono anche due profezie sbagliate dall'allenatore bianconero. Alla vigilia parlando di Barzagli aveva detto: «E' fresco come una rosa. I vecchi cavalli quando devono rientrare non hanno bisogno delle corse di rientro, corrono che è una meraviglia». Peccato che il capitano di turno alzi bandiera bianca dopo venticinque minuti. E Allegri aveva anche chiamato a raccolta il pubblico dopo aver chiuso i social all'improvviso, si dice per gli insulti post Madrid: «Aspetto i tifosi. Con il Frosinone era come a porte chiuse». Beh, con l'Udinese è stato anche peggio, decisamente peggio.
La curva resta in silenzio per protestare contro il caro biglietti, allora il resto dello stadio si «ribella» e inizia a fare qualche coro. Poi prima dell'intervallo succede un assurdo battibecco, che in pochi secondi si trasforma in spaccatura. Gli ultras chiedono più rispetto per noi, fischiati. Reagiscono con un voi siete un pubblico di m.... E poi rivendicano la Juve siamo noi, i fischi diventano assordanti accompagnati da un scemi, scemi. E via con il bis di pubblico di emme per finire con l'ironico tutti a mangiare riferito ai distinti.
Nella ripresa neanche i gol di Emre Can (rigore procurato da Kean) e Matuidi, riportano l'unità: l'eccezione è la standing ovation per lo stesso Kean, sostituito da un altro duemila Nicolussi Caviglia all'esordio assoluto. Unità che sarebbe indispensabile alla vigilia della partita più importante della stagione, dove serve un'impresa per rimontare due gol all'Atletico Madrid. Dal paradiso dell'ottavo scudetto di fila, ormai in tasca, al paradosso di un ambiente sull'orlo di una crisi di nervi. Perché non bastano le cene, non di gossip, ma tra Allegri e Agnelli per spazzare via le voci sul futuro dell'allenatore: adesso è il turno di Guardiola, dopo Conte e Zidane, con una quota anche bassa dei bookie, mentre in ambienti bianconeri c'è chi sostiene che Max potrebbe restare.
La Juventus smentisce, mentre è tutto vero il rinnovo di Mandzukic. Uno che martedì dovrà guidare all'impresa in Champions dopo averla sfiorata un anno fa al Bernabeu. Altrimenti il cortocircuito avrebbe effetti imprevedibili. Diversamente non sarebbe la Signora del paradosso.
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