Ventura: la mia Italia non finisce qui

Inizia la rincorsa ai playoff per Russia '18 e il tecnico non rinnega le sue idee contro Israele

Ventura: la mia Italia non finisce qui

La marcia verso i playoff della truppa di Ventura inizia con quel che si potrebbe definire l'avversario perfetto. Israele, 70ª nel ranking Fifa, è calcisticamente affiliata all'Uefa dal 1994 (a livello politico, ci sono ancora problemi tanto che stasera a Reggio Emilia sono attese manifestazioni, di Bds Italia in testa, che contestano la violazione dei diritti umani nei confronti dei palestinesi) e da allora non ha mai superato una qualificazione. Per di più, capitan Zahavi - un ex del Palermo - ha gettato la fascia in terra durante la sfida con la Macedonia perché il pubblico di Haifa fischiava i giocatori ed è stato sospeso dalla Federazione, anche se lui ha poi annunciato l'addio alla Nazionale. Che presto perderà anche il ct Levy, appena tre vittorie su 7 gare nel girone, e punterà un tecnico straniero: il sogno è l'irlandese Roy Keane.

In Italia il presidente Tavecchio rinnova la fiducia - con riserva - a Ventura. «Restare fuori dal mondiale sarebbe l'Apocalisse, se non dovessimo qualificarci faremo delle valutazioni per tutti gli interessi della federazione. Ho parlato con Infantino: non è possibile non tenere conto della Storia con gli azzurri 4 volte campioni del mondo». Con la storia però non si fanno i risultati. E i giocatori, specie quelli più esperti (i «senatori» del gruppo si intende) a fare figure come quella di sabato sera in Spagna, non ci stanno. È chiaro che nessuno vuole mollare il ct, ma certi passaggi possono rappresentare una curva pericolosa e particolarmente infida. «Apocalisse è forse un termine enorme, ma Tavecchio ha ragione, anche se noi non prendiamo in considerazione l'ipotesi di non qualificarci con i playoff», così Ventura che sembra aver metabolizzato le critiche «scontate per chi fa questo lavoro, specie quello di ct, vanno accettate, l'importante è che siano costruttive, ma ora conta qualificarci».

La tappa di Reggio Emilia, semplice sulla carta, serve dunque a trasformare delusione e amarezza in carburante per ripartire subito. Liquidare la pratica Israele significherebbe «blindare» il secondo posto - o renderlo matematico se la Macedonia dovesse battere l'Albania - e cancellerebbe in fretta la notte del Bernabeu. Il compito di Ventura, nelle ore successive alla disfatta madrilena, è stato quello di incoraggiare i suoi. E per dimostrarlo, si affiderà allo stesso sistema di gioco - il 4-2-4 marchio di fabbrica del ct tanto criticato per come è stato proposto a Madrid - e di fatto agli stessi interpreti, al netto delle assenze di Bonucci e Spinazzola. Quindi, dovrebbe cambiare solo la difesa con Conti e Astori che dovrebbero subentrare agli assenti forzati.

La scelta sembra azzeccata e non solo per una questione psicologica. Questo modulo si addice maggiormente all'avversario: Spagna a parte, tale schema tattico è stato proposto due volte con il Liechtenstein, poi con Albania e Uruguay, tutti avversari più deboli. Bilancio, 4 vittorie, 14 gol fatti, zero subiti. «In linea di massima la gara con la Spagna ci ha detto che con questo modulo si può giocare quando bisogna fare la partita - così Ventura -, in generale lo schema sarà incardinato a seconda dell'avversario. Abbiamo la possibilità di giocare in diversi modi e lo abbiamo dimostrato.

Con Israele mi aspetto di riprendere il discorso interrotto prima della Spagna, dopo una sconfitta così c'è sempre una reazione, la sconfitta non cambia i nostri piani».

Ma se la Spagna non è umana e noi sì (Ventura docet), come si può ridurre il gap? «Se andassimo al Mondiale e facessimo il massimo della preparazione fisica, penso che ce la giocheremo anche con loro», chiosa il ct.

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