Ventura re nudo che vede i marziani

Che fine ha fatto lo spirito di battaglia dell'Italia di Conte, quella voglia di morire sul campo?

Ventura re nudo che vede i marziani

Dove è finita l'Italia di Conte? Quella appassionata, sanguigna, fatta fuori dai tedeschi, complice i rigoristi clown Pellé e Zaza? Che fine ha fatto quello spirito di battaglia, quella voglia di morire sul campo? Giampiero Ventura è un buon professionista, un allenatore ordinario che si è ritrovato tra le mani una eredità scomoda, soprattutto non avendo esperienza internazionale, non avendo mai dovuto gestire eventi e appuntamenti cruciali. Arrivato all'età record per un cittì azzurro (69 anni e 7 mesi, fino a ieri il cosiddetto primato era di Fuffo Bernardini, il dottore) Ventura è un re nudo, smascherato nei propri limiti. Fu proprio Bernardini ad aver intuito che l'epoca dei senatori era finita, tagliando dal gruppo Rivera e Mazzola, per dire. Ventura non ha lo stesso coraggio, è schiavo di se stesso, è vittima di un repertorio dal quale non sa e non riesce a fuggire, fa i conti con quello che rimane del blocco juventino, tenta disegni tattici avventurosi senza avere le opportune garanzie a centrocampo, a Madrid ha schierato tre punte e un esterno di offesa ma con due uomini spaesati e limitati in mezzo al campo, De Rossi, che nella Roma gode del lavoro di Strootman e Nainggolan, lasciato solo, mentre Verratti ha ribadito di essere una speranza, una ipotesi di campione, un piccolo Pirlo (evito la querela), un supervalutato.

Ventura ha sbagliato ma Tavecchio ha aggiunto il carico, criticando la formula di qualificazione, come se l'Italia debba per privilegio essere ammessa al mondiale, per meriti storici. Lo spirito dello sport prevede altre strade, regolari. Per Ventura gli azzurri sono umani e gli spagnoli no. Ma il football non è un film di fantascienza, non ci sono effetti speciali. La Spagna è più forte dell'Italia senza essere sovraumana, l'Italia di Ventura è un gruppo che non fa squadra.

Se non andremo in Russia sarà per demeriti e per errori, dei calciatori e dell'allenatore. Non certo per la formula Fifa. È il tempo di tornare tra gli umani, sulla terra. Questi siamo, questi saremo, con o senza Verratti, con o senza Ventura. O recuperiamo la fame o moriremo di fama.

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