La vera impresa è aver fatto sembrare grandi questi inglesi

Per fare l'albero, cantava Sergio Endrigo, ci vuole il seme. Per fare l'albero, il nuovo albero azzurro che deve piantare le radici fino al 2024.

La vera impresa è aver fatto sembrare grandi questi inglesi

Per fare l'albero, cantava Sergio Endrigo, ci vuole il seme. Per fare l'albero, il nuovo albero azzurro che deve piantare le radici fino al 2024, appuntamento col prossimo europeo tedesco, ci vuole molto di più del seme lanciato ieri sul prato di Napoli dal ct Mancini. Perché l'Inghilterra, specie nella prima frazione, è stata padrona del gioco e del campo come raramente è riuscita a fare quella nazionale e non solo nelle sfide con gli azzurri. Padrona del palleggio, blitz coraggiosi e autorevoli, due gol in scioltezza e il terzo sigillo sprecato malamente a chiusura di tempo da Grealish, forse tra i più deludenti in campo inglese: mai vista l'Italia di Mancini, se non forse con la Spagna durante l'europeo 2021, così in affanno e così povera di idee e iniziative, lasciato al suo malinconico destino Retegui, responsabilità più di Berardi e soci che dell'argentino. Un piccolo seme si è visto nella ripresa e in coincidenza dell'arrivo di Politano, della sostituzione di Barella e del genio balistico di Pellegrini liberato con quel tocco felpato a favore di Retegui che ha mostrato la sua qualità migliore: se mette nel mirino la porta, col destro o col sinistro, è capace di trovarla. Non è Batistuta paragone ardito di Mancini, intendiamoci subito, probabilmente ricorda, nella postura e nel fisico, German Denis, altro argentino passato tra il 2008 e il 2016 da Napoli, Udine e Bergamo dove realizzò la bellezza di 56 gol in 153 presenze, eccellente percentuale. Fosse il cielo ripetesse questi numeri il ragazzo del Tigre: sarebbe manna caduta dal cielo per il club Italia che in verità ha qualche altra garanzia nell'immediato futuro. Il contributo di Acerbi, in difesa, e nel duello con Kane, ha quasi fatto dimenticare la nostalgia canaglia per l'assenza di Bonucci in tribuna e l'addio di Chiellini. L'interista, pur giocando a 4 e quindi in un sistema di gioco diverso da quello professato ad Appiano Gentile, può coprire qualche vuoto di Toloi e dello stesso Di Lorenzo, responsabile del rigore provocato per il 2 a 0 inglese.

Pensate un po': nel Napoli che spavaldo comanda in Italia e in Europa mai un errore o una sbavatura, in azzurro una distrazione fatale. La morale è sempre la stessa: per fare l'albergo ci vuole il seme. E uno solo è forse troppo poco.

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