Buffon tiene in piedi l'Italia nelle curve più insidiose, il giovane Verratti acciuffa l'Olanda. Così la sesta sconfitta, consecutiva, in amichevole della Nazionale di Prandelli si trasforma in un pareggio luccicante. Persino meritato perché alla fine della sfida, proprio Osvaldo, nel frattempo subentrato a Balotelli, prima di Verratti e anche Gilardino, sostituto di El Shaarawy, si avvicinano al bersaglio orange sfiorandolo appena. Un conto però è il risultato, un conto è la prestazione. E se Prandelli vuole separare i fatti dalle opinioni deve condividere molte censure e critiche sul conto delle sue scelte e sulla perfomance degli azzurri nella prima parte del viaggio olandese.
Le scelte più discutibili non riguardano tanto i giocatori ma le loro condizioni fisiche, il loro smalto. Per esempio De Rossi e Balotelli sono reduci da settimane e settimane di scarso impegno: pochissime le partite nelle gambe, esclusioni a ripetizione. Meglio allora schierarli a partita in corsa dinanzi ai lancieri olandesi già provati, come risultano provati alla fine, dalle corse e dal dominio del gioco comandato per circa 60 minuti di fila. Buffon è la saracinesca abbassata anche nella ripresa e che respinge un paio di stoccate, di Lens e di Robben, che impediscono agli orange di raddoppiare e chiudere così i conti della sfida. La gioventù schierata da Van Gaal procura qualche crepa, specie in difesa, dove non sempre, appena arrivano Osvaldo e Gilardino, e lo stesso Diamanti, si verificano interventi e chiusure puntuali. Ci si può accontentare allora del pari e di qualche prestazione, per esempio del giovanissimo Verratti sul conto del quale bisogna fare una raccomandazione al Ct. Che metta da parte i calcoli, che tenga al guinzaglio le prudenze: lo lanci nelle amichevoli visto che Pirlo si spreme abbastanza con la Juventus. La sua percussione a tempo scaduto, in area olandese, con conseguente gol è una bella prova di tigna abruzzese e anche di personalità.
E' inutile illudersi. Si capisce al volo quando la Nazionale parte col piede giusto e quando invece ha la testa da un'altra parte. Così ieri sera all'Amsterdam Arena. Sufficienti le prime cadenze per comprendere al volo le qualità degli orange di Van Gaal (suo assistente in panchina Kluivert, vecchia conoscenza milanista) e per segnalare le pigrizie azzurre. Per fortuna di Prandelli, Buffon non intende cedere lo scettro di numero uno del ruolo: le reazioni, più che le parate, col piede la prima, e con balzi felini le altre, mettono al riparo la difesa inventata in poche ore. Barzagli è l'unico anello forte, Astori si fa saltare come un birillo sull'azione del vantaggio, meritato, di Lens, mentre Santon a sinistra, oltre a scivolare, risulta in grave difficoltà. Per mezz'ora si vede solo Olanda attaccare con cipiglio, Van Persie destreggiarsi in dribbling e lanci mentre l'Italia annaspa e affonda sotto il colpo di Lens. Promettente la reazione finale del tempo con un paio di tiri di Balotelli, qualche numero di El Shaarawy e un paio di cross di Abate non finiti nella zolla giusta.
Di qui i cambiamenti decisi dal ct all'intervallo, i primi della sera che bocciano Candreva (al suo posto Diamanti, tutto ricci ed elettricità) e risparmiano Pirlo sottoposto a un pressing feroce da parte dei giovanotti in maglia curiosa (bianca a quadroni) che gli portano via palloni decisivi.
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