
Missione compiuta. La Virtus Bologna non si è fatta scuotere dalla triste vicenda che ha colpito Achille Polonara ma anzi, ha alimentato maggiormente l'ardore agonistico della squadra di coach Ivanovic che al primo match-point scudetto non ha fallito: la Segafredo sbanca il PalaLeonessa battendo la Germani 96-74, chiude 3-0 la serie e si laurea campione d'Italia per la 17ª volta nella sua storia. I bianconeri sono scesi in campo per il riscaldamento indossando una t-shirt bianca con il numero 33 sulla schiena e con un solo obiettivo in testa: vincere per Achille e farlo con la personalità e la determinazione che avrebbe messo lui in campo. La partita non c'è stata: 28-15 Virtus dopo i primi 10 minuti per non girarsi più. È stato il trionfo per Achille, è stato il trionfo dei veterani come Belinelli e Hackett con quest'ultimo che ha ritrovato la verve del vincente nel momento topico ma, soprattutto, è stato il trionfo di Dusko Ivanovic (9° titolo nazionale in carriera) che lo aveva predetto dopo il ko alle Final Eight contro Milano: «Abbiamo solo un obiettivo, il campionato di Serie A. Ho detto ai miei giocatori che vinceremo lo scudetto».
L'allenatore montenegrino, subentrato a Banchi a dicembre, è riuscito a plasmare a sua immagine una squadra disgregata che si è unita e ha sposato il credo della sua guida: sacrificio, devozione e difesa. Un trionfo, il 4° sotto la proprietà Zanetti, che ha avuto come simbolo Toko Shengelia nominato Mvp delle finali ed emblema di questa Virtus.