Viviani: "Per me è l'ora di una classica"

Intervista a Elia Viviani. "Ho una squadra fortissima, se si arriva in volata ci sono anche io..."

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Milano - Sanremo è lì a portata di mano, quasi sull'uscio di casa, nel senso che da quando Elia Viviani ha lasciato Vallese di Oppeano (Verona) per trasferirsi a Montecarlo, la città dei fiori è davvero lì, a pochi chilometri, anche se per arrivarci per primo, l'oro di Rio deve prenderla larga, partendo da Milano.

Elia Viviani è da quando corre in bicicletta che fa chilometri e allunga strade. Non è mai stato un predestinato, ma uno di quei ragazzi che sanno che alla lunga, il lavoro paga. Metodo, impegno e applicazione; Elia ha conquistato un oro olimpico a Rio in pista, e su strada ha superato di slancio le 50 vittorie in carriera. Non è un velocista super, ma se imbrocca la giornata giusta sa fare male a chiunque.

Un anno fa in maglia Sky ha chiuso la classica di primavera 9°, quest'anno, con la nuova maglia della Quick-Step, spera di migliorarsi. Non ci sarà Fernando Gaviria, compagno di squadra che alla Tirreno si è rotto una mano, ma in compenso potrà contare su due autentici fuoriclasse: Philippe Gilbert e Julian Alaphilippe. «Julian un anno fa ha concluso terzo, alle spalle di Kwiatkowski e Sagan, e anche quest'anno sarà certamente lì a giocarsela spiega Elia -, come del resto Philippe, al quale manca la Classicissima, ma se dovessimo arrivare in volata, io spero di potermi giocare le mie carte. Sono un team fortissimo».

È dal 2006 che un italiano non vince, anno di grazia di Filippo Pozzato. È il digiuno più lungo dopo quello interrotto nel 1970 da Michele Dancelli: 17 anni di vuoto assoluto dal 1953 con Loretto Petrucci: si sente di dare appuntamento a Sanremo?

«Mi sento bene, questo sì. Penso e spero di poter essere in buone condizioni, ma in una corsa così lunga (291 km) tutto può succedere. Se poi, come dicono, il tempo sarà brutto, beh allora il pronostico sarà apertissimo. Dopo quasi sette ore di bicicletta può succedere ogni cosa. Anche corridori come Nibali o Greg Van Avermaet, per fare solo due nomi, in condizioni estreme possono diventare pericolosissimi e inventare qualcosa di unico».

Dopo il primo mese di gare Elia è tra i corridori plurivittoriosi al mondo. A segno nella terza tappa del Tour Down Under in Australia il 18 gennaio, il 29enne veronese si è ripetuto al Dubai Tour firmando un paio di frazioni e la classifica generale, oltre ad una tappa, all'Abu Dhabi Tour. «Finora è stato il mio inizio di stagione migliore di sempre. Posso contare su un lavoro di squadra impeccabile. 9 volte su 10 mi ritrovo a lanciare il mio sprint nella posizione ideale. Non ho scuse, non ho alibi. Ora tocca a me».

Dopo tanti allori su pista, ora è il momento di alzare l'asticella anche su strada

«Tornato da Dubai ho pedalato su Cipressa e Poggio per ripassare la strada, per memorizzare ogni tratto: questa è una corsa che inganna. Sembra facile... Con solo sette uomini per squadra al via, poi, non sarà facile controllare una corsa così fluida. L'importante sarà aiutarsi a vicenda e sono convinto che noi della Quick Step lo faremo».

Un Viviani nuovo, che pensa in grande e che in inverno si è anche messo in discussione...

«Ho cambiato un po' anche la preparazione. Ho lavorato molto meno sulla resistenza. L'anno scorso avevo esagerato. Ho fatto più qualità. E i risultati si sono già visti. Cosa chiedo al mio 2018? Voglio fare bene a Sanremo e al Giro. Le gare si vincono e si perdono, però mi piacerebbe arrivare a giocarmele fino alla fine. Voglio riprovare l'emozione di Genova nel 2015, e imparare a vincere, senza sentirmi appagato. Questa volta non mi basta una tappa, mi piacerebbe essere un protagonista totale della corsa dall'inizio alla fine. Non mi sento un fenomeno, perché non lo sono. Ma tra qualche anno vorrei sentirmi un campione. Col tempo, l'ho dimostrato, posso arrivare ovunque».

Anche a Sanremo, per primo.

PAS

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