Sport

Il vizietto del blackout e la sindrome rimonta fanno paura alla Juve

Tre gol subiti in 5 minuti con il Milan ma non è la prima volta che stacca la spina in anticipo

Il vizietto del blackout e la sindrome rimonta fanno paura alla Juve

«Sessanta minuti di livello mondiale», ha detto Sarri nel post ko contro il Milan. Peccato che in una partita di minuti ce ne siano novanta e più, verrebbe da aggiungere. E che la Juventus, in questa stagione, abbia già dimostrato di non essere sempre in grado di tenere il vantaggio: vizietto pericoloso a prescindere, anche se la pochezza del campionato italiano si può dire? permette ai bianconeri di guardare ancora tutti dall'alto in basso, per di più con ottime probabilità di festeggiare il nono scudetto di fila. Diverso sarà magari il discorso in Champions League, di qui a qualche settimana: lì gli errori, se mai ce ne saranno, verranno puniti senza se e senza ma, con pochissimo margine di recupero per di più.

Adesso, però, quel che più conta per il mondo bianconero è portare a casa il tricolore. Tanti dubbi non ce ne sono, visto il +7 sulla Lazio e con ancora 21 punti a disposizione: quanto accaduto però al Meazza non può passare quasi sotto silenzio. La squadra si è infatti dimostrata troppo fragile, sia mentalmente che fisicamente: vero che in difesa mancava De Ligt e che magari anche solo Chiellini avrebbe evitato il frittatone, vero anche che una squadra come la Juve non dovrebbe potere subire tre gol in cinque minuti. «C'è stato un blackout a cui non dobbiamo prestare troppa attenzione ha commentato Sarri - Non è il caso di fare processi in vista della partita di sabato contro l'Atalanta. Non siamo in un periodo negativo: certe defaillance possono succedere soprattutto in un momento come questo, difficile sia dal punto di vista fisico che mentale». Secondo il tecnico toscano è insomma il momento della carota, più che del bastone: inutile, dal suo punto di vista, colpevolizzare eccessivamente un gruppo che ha nel frattempo messo le mani su trequarti dell'obiettivo e che tra due giorni è atteso dalla sfida contro la squadra più in forma del campionato. Poi, certo, restano i dubbi: ben undici volte in campionato (più una in Champions, contro l'Atletico Madrid), infatti, la Juventus è passata in vantaggio facendosi poi raggiungere. Spesso ha poi vinto la partita, mentre in altre occasioni non ci è riuscita: qualche problema di tenuta insomma c'è, inutile nasconderlo. E i prodromi del tutto si erano già visti contro il Napoli, l'ormai lontanissimo 31 agosto: 3-0 al 62', 3-3 meno di venti minuti dopo, salvo poi vincere il match in pieno recupero grazie al clamoroso autogol di Koulibaly. Un tasto quello della gestione del vantaggio su cui lo stesso Sarri ha spesso pigiato invitando i suoi giocatori a palleggiare e controllare il ritmo nella metà campo avversaria, senza quindi correre rischi eccessivi. A volte i suoi ci sono riusciti, altre no: senza andare troppo indietro nel tempo, anche nel derby di sabato contro il Toro la Signora si è un po' addormentata una volta raggiunto il 2-0, permettendo ai granata di sfiorare il pareggio prima che la punizione di Ronaldo mettesse in ghiaccio il risultato.

La solidità, insomma, non pare essere prerogativa di questa Juve: nella lotta scudetto, comunque, le avversarie sono ancora meno attrezzate.

Commenti