Marco Lombardo
nostro inviato a Wimbedon
Warning, mister. Niente di eccezionale durante una partita di tennis, se non fosse che stavolta l'ammonizione arriva fuori dal campo. Siamo a Wimbledon, e in questi giorni di follia britannica esiste un'isola verde football free. «It' coming home», scrivono i tabloid: forse, ma non a Church Road. Dove gli attenti steward fanno la guardia vicino ai court: chiunque venga sorpreso con uno smartphone collegato al Mondiale viene immediatamente allontanato. «Ci è stato detto di avvisare che così si disturba il gioco spiega uno degli addetti sottovoce -, a volte siamo un po' in imbarazzo...».
Sabato è stato il punto di non ritorno: mentre i Leoni erano in campo, perfino a Sir Bobby Charlton è stato sigillato. Il grande ex, seduto nel Royal Box, ha giusto increspato il labbro verso un sorriso quando ha capito da un fremito che l'Inghilterra aveva segnato il primo gol. Ma non si è mosso dal posto, né l'hanno fatto gli spettatori sul Centrale, ignari di quanto stava accadendo. E d'altronde sono banditi pubblici annunci, così come è confermato che la quasi contemporaneità delle due finali (quella maschile domenica parte solo 2 ore prima rispetto a quella di Mosca) non sposta nulla: pur con l'Inghilterra in campo, il calcio è fuori.
Insomma: mentre i primi echi del pallone esplodono circa un chilometro più in là nei pub di Southfields (dove la fiumana
di gente diretta al club esce dalla metropolitana), c'è chi si rassegna. «Avere un biglietto, per la finale poi, è una lotteria», fa sapere uno dei fortunati prescelti dal ballot. Quanto fortunato, lo deciderà la Croazia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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