Il suicidio perfetto: due gol di vantaggio e un dominio assoluto, un match point fallito da Totti grazie a un miracolo del portiere ospite Agliardi, poi il black-out e un clamoroso ko. Pensando che si tratta della Roma di Zeman, i suoi detrattori direbbero che è un copione prevedibile. La verità del campo è che la squadra battuta all'Olimpico dal Bologna sembra avere poco di zemaniano. Tanto per chiarire: la mano del tecnico boemo si vede nell'equilibrio tra i reparti e nel bel gioco offerto in una prima frazione impeccabile, nonostante le assenze pesanti di Osvaldo e De Rossi. Non si vede proprio invece nei gol incassati, non in contropiede come accade per una formazione dalla propensione offensiva, ma a difesa schierata.
E qui interviene l'inesperienza di alcuni elementi, come quel Piris certamente sfortunato ma sostituito da Zeman forse perchè identificato nel punto debole di una Roma andata in crisi. O ancora l'ingenuità di giocatori più esperti, vedi il pasticcio Burdisso-Stekelenburg sui titoli di coda che consente al Bologna il sorpasso decisivo. I due volti della Roma visti ieri l'hanno così resa molto simile a quella di Luis Enrique: bella, aggressiva e determinata nel primo tempo, attendista, sufficiente e distratta nella ripresa tanto da consentire agli avversari di andare a segno due volte nel giro di un minuto.
Dunque, dopo il 2-2 dell'esordio casalingo già deludente con il Catania, stavolta i giallorossi restano con un pugno di mosche in mano: rimontati e addirittura sconfitti nonostante un Totti ispirato ma ancora senza gol. Una battuta d'arresto che fa male alla truppa di Zeman che pure aveva infiammato la tifoseria con l'impresa di San Siro. «Un brutto colpo, sul 2-0 pensavamo di avere già vinto e ci siamo accontentati - così il boemo deluso -. Non abbiamo più cercato le giocate e siamo andati in balia dell'avversario, dobbiamo imparare a giocare 90 minuti e sempre concentrati. Dare la colpa alla pausa sarebbe facile, ma in 10 giorni non si dimentica quanto provato in due mesi».
Il ds Sabatini fa subito quadrato attorno al tecnico, che ha fatto parlare di sè negli ultimi giorni più per le frasi polemiche (su Abete e Vialli, ndr). Tanto che il risultato di ieri assume un retrogusto ancora più amaro. «Zeman sarà il nostro allenatore perché è nostro preciso convincimento che con lui si raggiungeranno i risultati prefissi, inutile attaccarlo - precisa il dirigente della Roma -. Zeman non è un buon allenatore per 65 minuti, abbiamo gestito male una parte di gara. Le cose che si sono verificate in campo dovranno essere rimediate».
Intanto festeggia Alberto Gilardino, arrivato da due settimane alla corte di Pioli e grande protagonista del colpo rossoblù: due gol con la maglia numero 10 stile Baggio e Signori che a Bologna hanno fatto stagioni strepitose. «Era rimasta solo quella... - scherza il Gila -. Le squadre di Zeman hanno spesso concesso qualcosa dietro.
Il nostro atteggiamento del secondo tempo, quando ad andare a 2000 all'ora eravamo noi e non più la Roma, ha cambiato il match». E di nuovo ha smorzato l'entusiasmo della piazza giallorossa. Almeno fino alla prossima giornata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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