Cultura e Spettacoli

LO SPOT? GIÙ COME L’OLIO DI RICINO

LO SPOT? GIÙ COME L’OLIO DI RICINO

Ma la pubblicità è rock o lenta? Ogni giovedì critici e portaborse stanno lì col fucile spianato per controllare se Celentano nomina più spesso Prodi o Berlusconi. E non si accorgono che la réclame, come la chiamavano i nonni, diventa sempre più impudente. Prendiamo proprio il discusso, contestato e vistissimo Rockpolitik. Manca un quarto a mezzanotte, Celentano fa la cantatina conclusiva e agita il braccio destro sollevato in un evidente segno di congedo. Ma ecco che sul teleschermo appare il logo della trasmissione con Adriano a fumetti che mostra il pugno chiuso con la scritta Rockpolitik. E sotto, molto ben visibile, un’altra dicitura a tutte maiuscole: «A tra poco». Come dire: occhio, la trasmissione non è ancora finita.
Passano gli spot, ma otto son lunghi. Però magari vale la pena aspettare. Bene, sapete cosa va in onda alla fine del blocco di consigli per gli acquisti premiati col 45 per cento di share!? I titoli di coda. Stop. Come vogliamo chiamarla questa manfrina? Bidonata, fregatura, pasticcio, fate voi: basta aprire il dizionario. Raiuno è imbattibile nel farci ingoiare la pubblicità alla maniera dell’olio di ricino nel bieco ventennio. Il maresciallo Rocca e il commissario Montalbano incastrano gli assassini, ma non riescono a contrastare i comportamenti scorretti del loro datore di lavoro, reperibile in viale Mazzini, non negli incolpevoli comandi di carabinieri e polizia. Proietti ha messo dentro il killer di sua competenza, dà il bacio della buonanotte a Veronica Pivetti e la scritta «A tra poco» fa capolino sotto il nome della fiction. Spot e titoli di coda. Altrettanto deplorevole il contegno di Zingaretti che, conclusa l’indagine, si mostra in un’istantanea, di spalle, sulla spiaggia. E, tanto per non essere da meno dell’amico carabiniere, lascia credere che dopo quel beffardo «A tra poco» piazzato sotto il titolo della serie avrà ancora qualcosa da dire. Macché, arrivano implacabili i titoli di coda.
Del resto, da anni è identica la messinscena del Tg5 delle 13.30. Dopo l’ultima notizia i due sorridenti conduttori annunciano con sublime faccia tosta: «Ci vediamo dopo». Oppure, ma è più raro: «Ci vediamo dopo la pubblicità». Oddio, non è una bugia in senso stretto, perché «dopo» svariati spot riappaiono davvero per sussurrare con il consueto candore: «Il telegiornale è finito, ora ci sono le previsioni del tempo, il Tg 5 torna alle 20, arrivederci». Ma non sarebbe più elegante se si comportassero come il loro collega serale? Che si accommiata regolarmente prima della pubblicità. Mica dopo.
Per finire in bellezza bisognerebbe fare lo stesso scherzetto anche a Ciampi al termine del discorso di San Silvestro. Tanto sarà l’ultimo del suo settennato. «A tra poco» con foto presidenziale.

Spottone e Pupo.

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