Viene voglia di suggerirlo ai rettori di tutta Italia: urge un corso di laurea in consulenza agli enti locali. Tramontato anche il posto in banca, quella del consulente di giunte e affini si candida come la nuova carriera più sognata dagli italiani. Stipendio dirigenziale, requisiti minimi e rigorosamente poco pertinenti. Unico neo è la durata, limitata alla permanenza in carica del politico raccomandante, ma il divertimento è assicurato.
A Ravenna ad esempio, dev'essersela spassata il professionista assunto dal Comune qualche anno fa per «valutare l'incidenza del naturismo sul Lido di Dante». In pratica un consulente per la spiaggia nudista. Un incarico da soli 624 euro, ma almeno l'occhio avrà avuto la sua parte. Per il meno attraente «monitoraggio sistematico ricognitivo dei capanni da pesca» infatti, il Comune ha dovuto stanziare di più, oltre 25.000 euro.
In alcuni casi, poi, il mestiere del «consigliori» dell'assessore permette anche di perseguire ideali elevati. Come nel caso del «consulente per la pace» ingaggiato dal Comune di Terni spendendo ben 40.000 euro. La rossa Umbria però si è fatta scavalcare a sinistra dalla Provincia di Macerata, che è arrivata a stanziarne 50.000 per la promozione della dieta macrobiotica a Cuba. Negli anni, si sono sprecati i richiami alla sobrietà da parte dei ministri competenti a gestire la spesa pubblica. La Corte dei conti poi, ogni anno lancia allarmi sempre più concitati sulle consulenze, troppe e troppo care, degli enti locali. Di recente ha dedicato un richiamo apposito alla Campania, i cui Comuni, da soli, producono un quinto di tutti i debiti fuori bilancio delle amministrazioni locali italiane. Sotto accusa sprechi pazzeschi come quello, contestato di recente alla giunta Bassolino: 60mila euro per allestire un presepe nella sede della Regione a New York. «Le violazioni di legge degli amministratori sono sempre più diffuse - ha spiegato il procuratore della Corte dei conti Arturo Martucci di Scarfizzi - considerate, anche nella pubblica opinione, normali».
Voci nel deserto, perché più vengono arginate e regolamentate le assunzioni per concorso, più si trasformano in motore clientelare le consulenze (ammesse dalla legge solo nellorganico dellente manca una professionalità).
Del resto, certamente il Comune di Firenze non disponeva «in casa» di un addetto alla conta delle rastrelliere delle biciclette quando diede lincarico, né in Emilia Romagna si poteva contare su un esperto di acciughe tra i dipendenti. A volte un vago senso del ridicolo si affaccia tra le scrivanie degli eletti. Come nel caso del sindaco di Bari Michele Emiliano, che ingaggiò per 103mila euro lanno un «motivatore» per gli assessori, costretti a sottoporsi a sedute di training. Alcuni consiglieri di maggioranza si lamentarono timidamente.
Ma più spesso ogni remora viene allegramente accantonata. E fioccano incarichi a sempre titolatissimi professionisti. O, in casi estremi, a società. Così fece il governatore della Toscana Claudio Martini: un incarico da 10mila euro al mese per una consulenza che consentisse «al presidente di verificare, nei vari livelli della società Toscana, i processi di attuazione del governo regionale». In breve, per chiedere ai cittadini: «Ma avete capito cosa sta combinando Martini?».
Ma naturalmente si può sempre fare di più. E quando la Regione è a statuto autonomo, si può pensare davvero in grande.
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