Sprofondo Inter

Sprofondo Inter

«Qui c’è tanto da lavorare, sia atleticamente che tatticamente. Adesso però devo far quadrare i conti perché torniamo a Milano senza neppure un punto e forse sarà il caso di iniziare a guardare la classifica». Ranieri parla sottovoce, è al capezzale e fa coraggio agli amici e parenti che fanno un salto a casa per sapere come sta il malato. Battito impercettibile, pallore diffuso, segnali di fragilità mentale e fisica, siamo quasi al coma vigile ma mettere la squadra in terapia intensiva è un rischio, potrebbe reagire male alle cure.
Ranieri era andato all’intervallo abbastanza sereno, aveva chiesto di restare compatti, e vedeva gente che si aiutava dopo un gol trovato più per ingenuità di Izco che si era dimenticato alle sue spalle Cambiasso. Ma un vantaggio più che meritato anche perché dall’altra parte Castellazzi non aveva neppure visto la palla. In realtà Ranieri si era accorto che dopo il gol quelli avevano smesso di giocare. E non si può buttare via così un intera ora di partita senza far arrabbiare gli avversari. Almiron è parso un drago, in realtà si è mosso con disinvoltura fra dei birilli, proprio come aveva fatto Bergessio nel recapitargli la palla dell’1-1. L’esecuzione poi è stata geniale, Castellazzi è addirittura privo di responsabilità, ma un contropiede fuori casa mentre si è in vantaggio dopo due soli minuti di gioco del secondo tempo, è una serie di circostanze che avviliscono e mettono tristezza atomica nelle teste. Infatti dopo quattro minuti Orsato ha visto cose che non c’erano, tipo Rocchi, ha decretato un rigore inesistente e ha sventolato il giallo a Castellazzi che a Bergessio non lo aveva neppure sfiorato. In realtà avrebbe dovuto ammonire per spudorata simulazione l’attaccante del Catania. Non l’ha fatto e Lodi si è presentato sul dischetto, ha tirato una stangata centrale che Castellazzi si è visto passare a sulla destra ma solo perché lui si era tuffato a sinistra. Se stava fermo, Lodi lo centrava. E qui ci sarebbe da registrare l’unica nota positiva del pomeriggio: la squadra ha reagito all’ennesima ingiustizia con quello stile che si addice a un club che ha tuttora il titolo di campione del mondo addosso. «Non so quanto il giocatore del Catania sia già in fase di caduta - ha commentato Ranieri -, evidentemente sono momenti che non vengono dalla nostra parte. Ma ci può anche stare che l’arbitro abbia dato il rigore perché era difficile vedere. E poi se anche l’arbitro dovesse aver sbagliato, non cambia nulla perché la gara l’ha ben diretta».
La sensazione era che Orsato se lo sarebbe cucinato a fuoco lento, spellandolo prima con cura, ma ha saputo mantenere un certo contegno che gli si addice e lo ha temporaneamente tenuto fuori dalle polemiche. Perché di colpe Ranieri ne ha come tutti, ha capito tardi che erano in troppi a reggersi a stento sotto l’acqua, dopo un mercoledì con le nazionali e davanti a un Catania che ha corso come una lepre per tutta la partita.

Non si ricorda un inizio così disastroso in campionato (perse 4 su 6), Cambiasso parla di passo indietro, Zanetti dice che adesso l’Inter deve cambiare la testa, ma tutto sottovoce, facendo meno rumore possibile, abbassando le luci, adesso lasciamola riposare.

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