Spy story, così Dennis ha cercato di mettere Alonso nei guai

Quando il pilota gli mostrò le email compromettenti che avrebbe rese note alla Fia, il boss sentendosi minacciato chiamò il presidente della Federazione. E tra gli inglesi c’è chi fa uno scenario di "ricatti". Mosley: "Alla McLaren il bugiardo è Ron". Spa, la "vendetta" della Ferrari

Spy story, così Dennis ha cercato
di mettere Alonso nei guai

nostro inviato
a Spa Francorchamps

Ci voleva il presidente della Fia, Max Mosley, per far tornare non il sorriso, ci mancherebbe arrabbiato com’è con il mondo, ma almeno un briciolo di serenità sul volto di Fernando Alonso. Perché senza la vigorosa difesa del numero uno dell’auto, lo spagnolo sarebbe stato mandato nudo e indifeso allo sbaraglio, accompagnato solo da un corollario di sgraditi termini tipo «traditore», «pentito», «super testimone », «ricattatore»... Perché più passa il tempo e più viene lentamente a galla una strana verità: e cioè che lo spagnolo in rotta con il proprio team, il pilota infuriato per Hamilton compagno viziato e veloce che la McLaren gli aveva appioppato accanto, alla fine, da tempo, si era messo il cuore in pace: «È dall’inizio dell’anno che leggo cheme ne vadoma la verità è che ho un contratto di altri due anni. Ma dove vado? Questa macchina è velocissima, io voglio vincere il titolo, quindi...».

Quindi - e siamo aggiornati a questo mercoledì - aveva ormai deciso di restare e di lottare per il titolo che sente fortissimamente suo: per il lavoro fatto nel team, per la messa a punto, per il progresso garantito. Non a caso, a Monza – dove, fra l’altro, era stato reso noto il suo ruolo di testimone Fia – aveva dominato e vinto senza lasciar spazio agli altri, come se avesse trovato una nuova serenità in squadra. Anche il processo parigino non aveva intaccato la sua volontà di rimanere comunque nel team inglese. Quando però ieri mattina ha aperto i giornali – e li ha proprio letti tutti, spagnoli, italiani, inglesi – è rimasto senza parole e pensieri. «Ma io non sono così, io non ho fatto nulla, io ho solo risposto alla Fia» questo il senso del suo sfogo. E nel paddock, per le libere del mattino, dirà: «Gli altri dovrebbero rigraziarmi per quanto ho fatto... anche Hamilton...».Edopo le qualifiche: «Non sono per nulla preoccupato che la squadra possa non supportarmi fino alla fine, vedrete, sarà con me... Le rivelazioni di Dennis? Se ha detto certe cose è perché voleva farlo». Le cose dette da Dennis e la conseguente difesa di Mosley riguardano Fernando, il 5 agosto, a Budapest, domenica mattina, quando avrebbe minacciato Ron Dennis di rivelare il contenuto delle email ricevute da De la Rosa.

L’antefatto è stato svelato dal patron McLaren venerdì sera, ad uso e consumo solo dei media britannici: «Fernando è venuto da me e mi ha detto che aveva delle email interessanti da far vedere alla Fia e che potevano danneggiarlo». Due le possibili minacce ipotizzate dai media d’Oltre Manica: «Voglio essere prima guida, altrimenti spiffero tutto»; oppure: «Voglio andar via, altrimenti... ». Dennis ha raccontato poi di aver chiamato Mosley e di averlo informato riguardo al fare minaccioso del ragazzo. Nel pomeriggio di ieri, ecco però due vigorose precisazioni di Dennis. La prima: «Stiamo valutando di non fare ricorso, nel caso sarà per il bene della F1, spero che anche gli altri team se ne rendano conto (sott’inteso la Ferrari, che in serata lascerà intendere che tutto procede a livello penale e civile, ma a livello civile chissà...). La seconda, dopo aver parlato con Mosley: «Ma no, più tardi, dopo la gara di Budapest, il manager di Fernando è venuto a dirmi che il ragazzo si scusava, che era solo tanto arrabbiato per la penalizzazione presa durante le qualifiche del sabato. Che cosa mi aveva detto parlando delle email? Non vi riguarda, sono cose di famiglia, quando tra moglie e marito si litiga... poi si fa la pace... Mosley mi ha dato del bugiardo in quattro lingue? Ma no, ci siamo fraintesi, uscirà un comunicato congiunto...».

Il comunicato è uscito. Aria fritta. «Prendo atto che Dennis credeva di dire la verità quel giorno...». Dunque un litigio davanti al caminetto. Intanto, però, il capo McLaren ha ottenuto il risultato di rovinare l’immagine del campione del mondo. Campione che, si saprà poi, aveva controllato le email da dare alla Fia assieme a Dennis, proprio perché la sua testimonianza era alla luce del sole.

Campione che riceverà la visita di Mosley «perché ti devo davvero ringraziare», campione che a tarda sera saprà di un’altra frase di Mosley: «I team devono comportarsi lealmente, nessun pilota deve essere messo nella posizione in cui si sono trovati Alonso e De La Rosa"

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