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Squadre kamikaze nel cuore di Kabul Sotto attacco i palazzi del governo

Un attacco multiplo di terroristi suicidi ha sconvolto Kabul dimostrando quanto pericolosamente i talebani possono colpire nella capitale afghana. Lo stile era quello di Mumbai, ma i kamikaze non sono riusciti a tenere in scacco le forze di sicurezza, che in poche ore li hanno spazzati via. Purtroppo sono morti 27 afghani ed altri 55 feriti, in gran parte civili. Non a caso l’attacco è scattato alla vigilia dell’arrivo a Kabul dell’inviato della Casa Bianca, Richard Holbrooke.
Ieri mattina dopo le 10, ora locale, è iniziata la mattanza. Il primo attacco, diretto al ministero dell’Istruzione, è in realtà fallito. Un terrorista suicida ha cercato di penetrare nell’edificio, ma è stato eliminato. Pochi minuti dopo veniva preso d’assalto il ministero della Giustizia a raffiche di kalashnikov e lanci di bombe a mano. Almeno quattro terroristi sono riusciti ad entrare nel palazzo ammazzando subito una decina di persone. Lo stesso ministro della Giustizia è stato costretto a barricarsi in ufficio. I corpi speciali della polizia afghana hanno trasformato la zona in un campo di battaglia.
Nel frattempo nel quartiere di Khair Khana un altro commando attaccava il Dipartimento degli istituti carcerari. Due terroristi suicidi sono riusciti ad entrare e almeno uno è saltato in aria uccidendo sette poliziotti. Al ministero della Giustizia non è stato facile snidare gli assalitori. L’aspetto più grave è che l’edificio si trova ad un centinaio di metri da uno dei varchi che porta al palazzo presidenziale di Hamid Karzai. Alla fine almeno otto terroristi sono morti negli attacchi multipli. Però si sospetta che fossero il doppio.
Zabiullah Mujaheed, a nome dei talebani, ha rivendicato l’attacco spiegando che si tratta di una reazione ai maltrattamenti dei prigionieri nelle carceri afghane. L’Italia è il Paese guida nel campo della giustizia e nella riabilitazione degli istituti carcerari. L’attacco stile Mumbai ha dimostrato che la capitale afghana non è al sicuro. Le province attorno a Kabul, come Logwar e Wardack, sono infestate dai talebani o dai loro alleati dell’Hezb i Islami, il partito armato del signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Ieri in un’imboscata, a sud est di Kabul, è stato ucciso un ufficiale francese della missione Nato. Non a caso i primi tremila uomini di rinforzo arrivati dagli Usa, lo scorso mese, sono stati in gran parte destinati alle operazioni attorno alla capitale.
Il nuovo presidente americano, Barack Obama, è deciso a chiudere la partita afghana inviando nei prossimi 18 mesi altri 30mila uomini. Il problema per Obama è trovare una nuova ed efficace strategia, che trasformi l’arrivo dei rinforzi in una svolta, come avvenne con il “surge” di Bush in Irak. Uno dei dilemmi è l’appoggio al presidente afghano Karzai, al minimo storico di popolarità. Le elezioni presidenziali sono state rinviate ad agosto ed i talebani faranno di tutto per farle saltare. In primavera la missione Nato passerà all’offensiva in diverse aree del Paese, compresa la provincia di Farah, dove arriveranno i paracadutisti della Folgore. Secondo Hoolbroke sarà «una sfida più dura di quella irachena».
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