Squillo per i Ds, il caso fa discutere

Carissimo direttore, con rammarico, devo constatare che sugli altri quotidiani o non si parla della faccenda D’Alema o se ne fa appena cenno. Val la pena di evidenziare che ancora negli ultimi giorni alcuni giornali della sinistra hanno anteposto il caso Berlusconi alla sanguinosa repressione in Iran. Questa è la premessa per chiederle di non mollare l’osso, anzi di utilizzare caratteri ancor più vistosi sul Giornale, e se è possibile portare alla luce casi simili che sicuramente non mancano.
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Caro direttore, Lei sa quanto la stimo non essendo la prima volta che Le scrivo. Apprezzo molto le Sue inchieste verità e il Suo esser capace di far uscire allo scoperto cose che nei giornali cosiddetti «imparziali» non uscirebbero. Ho sempre apprezzato il Suo modo di fare e per questo motivo ora Le chiedo: La prego non scenda agli stessi livelli di chi al momento disprezzo. Trovo squallido mostrare video di una cena spacciandolo per video verità della vita di Berlusconi, oltretutto una cena fatta l’11 agosto. Trovo squallido questo imbarbarimento totale della stampa e della politica, pertanto Le chiedo di non contribuire ulteriormente gettando fango su altri politici. Cesa e D’Alema fecero festini? Io non lo so, Lei probabilmente nemmeno. Forse sì o forse no, ma la domanda è: cosa ce ne frega? Lei per primo in questi giorni attaccò quel giornale (di cui non scrivo il nome perché non lo reputo degno di tale onore) che quotidianamente ci informa se Berlusconi ha le ciabatte verdi o se sta fumando un sigaro, magari Cubano, così fa più scandalo. Lei per primo definisce queste cose una vergogna. Ed ora Lei usa il suo giornale per gli stessi attacchi mediatici? La prego lasci stare. A noi, Suoi lettori, non interessa questo, a noi interessa sapere ciò che normalmente non leggiamo su altri giornali. Interessa sapere di Tedesco che forse andrà al Senato, interessa sapere il meccanismo perverso dei sindacati, interessa tutt’altro che dello squallido gossip. Queste cose le lasci ad altri, La prego, mi sento di scriverLe essendo in totale disaccordo con questa Sua nuova linea editoriale.
Vittorio
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Caro direttore, pur condividendo in gran parte il suo editoriale di ieri, volevo esprimere il mio disappunto per gli articoli in prima pagina di ieri e oggi sui casi D’Alema e Cesa. Vorrei un giornale che parlasse delle cose serie e importanti che sta facendo il governo, sfidando l’opposizione sulle possibili alternative, con interviste e opinioni delle sue firme. Il gossip e queste «non notizie» lasciamole a Repubblichella 2000 e al Corriere dei Pettegolezzi della Sera, non dedichiamo spazio a queste non notizie, senza «beef»! Continuiamo ad essere «diversi» ed orgogliosi dei nostri valori, come ha giustamente ricordato nella pagina dei lettori.
Andrea Perini
Milano

Caro direttore, sono assolutamente contrario alla contro-campagna partita sul nostro giornale utilizzando gli stessi metodi spregevoli che rimangono tali anche se la parte che li utilizza è quella a cui apparteniamo. Mi auguro davvero che questa bassezza cessi immediatamente di trovare spazio sul nostro giornale (il Giornale è nostro, non del Direttore) che, altrimenti, scenderebbe sul piano dei fogli demoralizzanti che popolano il nostro panorama editoriale. (Già qualche volta negli ultimi anni ha dimostrato in qualche occasione di essere di «bocca buona»). Il lettore del Giornale non è parte di quel pubblico che ha portato il cervello all’ammasso e per il quale basta che si parli male degli «altri» per accontentarsi. Se ci si comporta così che differenza c’è tra Mauro e Lei? Non basta giustificarsi con la scusa della provocazione, che pure c’è stata e con una violenza inaudita. Ma la risposta si dà dimostrando di essere diversi e non solo dicendolo. Solo così continueremo a stracciarli anche nelle prossime elezioni. Sono profondamente irritato.
Guido Viganotti
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Egregio direttore, i miei complimenti per l’inchiesta che il nostro Giornale sta avviando e che mette finalmente in luce una prassi squallida: quella di dare addosso all’avversario politico in qualsiasi modo. Ora che La Repubblica ha dato il via alle danze è giusto e democratico che continui a ballare, seppur con altre musiche. Grazie ancora e continuate così.
Riccardo Quaglia
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Grande e immediata solidarietà per il direttore, per l’articolo su Cesa. Profondo disgusto per le parole di Cesa verso il Giornale e verso il premier che gli offriva solidarietà, non tanto nel merito, quanto sul costume del gossip.

Non avete cominciato voi, ma visto che altri insistono è bene far sapere quanti peccati hanno quelli che scagliano le pietre. Quanto poi alle dichiarazioni d’innocenza sessuale di Cesa, vale il detto «denaro e santità, metà della metà».
Tommaso Graziano
Perugia

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