Squinzi: «La chimica è pronta Saprà vincere le grandi sfide»

«Oggi si può forse dire che si è toccato il fondo, ma non significa che ci sia la ripresa». Lo ha detto ieri Giorgio Squinzi, confermato alla presidenza di Federchimica per il prossimo biennio, spiegando che la chimica di solito anticipa i cicli economici. Il settore, in Italia, sta soffrendo, come gli altri comparti: ma la crisi economica internazionale può trasformarsi in una leva per la ripresa.
«Nonostante i primi segnali di stabilizzazione, la ripresa fatica a consolidarsi: si prevede quest’anno una contrazione della produzione chimica intorno al 10-15%, sostanzialmente in linea con la chimica europea», ha detto Squinzi all’assemblea della Federazione. «Le nostre imprese non stanno solo vedendo i clienti comprare il 20-30% di meno, ma in molti comparti vedono scomparire il 20-30% dei clienti».
Le prospettive per un rilancio, però, secondo Squinzi ci sono: «L’emergenza ambientale, climatica, energetica, il problema dell’invecchiamento della popolazione: come sempre, buona parte delle soluzioni vengono e verranno dalla chimica e dalle sue imprese». Serve però «una politica industriale che aiuti il cambiamento».
Tra i vari temi, il presidente ha indicato come punto critico la politica ambientale, settore in cui «l’Europa, e l’Italia in particolare, hanno già fatto fin troppo» e per il quale serve una visione di lungo periodo «basata sull’innovazione e non sui sussidi o su divieti». Per questo Squinzi ha chiesto una «moratoria nell’introduzione di nuove normative europee e italiane che abbiano impatto sui costi». «Non c’è nulla di scandaloso in una moratoria di questo tipo - ha detto -. Credo sia il momento di dire basta alla sindrome dei primi della classe: l’Europa non può continuare a fare salti mortali in avanti da sola, e tanto meno l’Italia». Il riferimento è «agli adempimenti del Regolamento Reach sulle sostanze chimiche» e il settore «non può permettersi, soprattutto in questa fase, ulteriori costi». «L’Europa e l’Italia hanno fatto fin troppo - ha concluso -: o si riuscirà a convincere gli altri Paesi del mondo ad adottare gli stessi standard ambientali, energetici e solari, altrimenti si continuerà a penalizzare la competitività delle nostre imprese».


All’assemblea di Federchimica ha pertecipato anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale da ottobre, dall’inizio cioè della fase più acuta della crisi, a oggi, non c’è stato «quasi niente» di concreto per le imprese italiane, mentre servono dei risultati immediati, perché «rischiamo di perdere nei prossimi mesi un pezzo del nostro sistema produttivo».

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