Sri Lanka, bombe contro bus: 64 morti

da Bagdad

Il governo iracheno ha affermato ieri che, dopo l’uccisione di Abu Musab al Zarqawi, il 7 giugno, «è iniziato il conto alla rovescia per la fine di al Qaida in Irak». Le forze Usa hanno affermato dal canto loro che da quel giorno sono stati uccisi oltre 100 ribelli e hanno mostrato la foto dell’uomo ritenuto l’erede di Zarqawi: Abu Hamza Muhajir sarebbe in realtà il nome di copertura per l’egiziano Abu Ayyub al-Masri.
Il governo iracheno «è all’attacco», ha detto in una conferenza stampa Moaffaq al Rubai, consigliere per la sicurezza nazionale, aggiungendo che le autorità dispongono ora di un «tesoro di documenti» rinvenuti nel computer appartenuto a Zarqawi. Si tratta di documenti in cui sono contenute importanti informazioni «sulla strategia di al Qaida in Irak e sulla ubicazione dei suoi uomini, capi e armamenti all’interno del Paese, nonché sui legami con le altre organizzazioni malvagie», ha detto al Rubai, distribuendo ai giornalisti una copia di uno dei documenti, Nel testo si afferma che è necessaria «una revisione di quanto succede in Irak» e che «la guardia nazionale irachena ha potuto formare un potente scudo... a favore delle truppe americane facendone diminuire le perdite» e si espongono quindi alcuni punti per «uscire dalla crisi». I punti più significativi riguardano l’opportunità di innescare «una guerra tra sciiti e americani, una guerra tra sciiti e laici, una guerra tra sciiti e curdi, una guerra tra sciiti di al Hakim e di Moqtada Sadr, una guerra tra sciiti dell’Irak e sunniti del Golfo, una guerra tra americani e Iran». In particolare si afferma che cavalcando le tensioni tra Washington e Teheran per il nucleare «si potrebbero ottenere grandi vantaggi per la resistenza irachena». Questo si potrebbe realizzare addossando all’Iran la responsabilita di rapimenti, uccisioni e attentati «lasciando tracce e prove» false.
E sulla morte di al Zarqawi sono tornate a parlare ieri anche le forze Usa. Il generale William Caldwell, portavoce del contingente in Irak, ha affermato che «Abu Ayyub al-Masri è probabilmente Abu Hamza al-Muhajir». Al-Masri, indicato dal comando Usa sin dal primo momento come l’erede di Zarqawi, è di origini egiziane ed è ritenuto il fondatore della prima cellula di al Qaida in Irak. Caldwell ne ha mostrato una foto, in cui appare vestito alla araba, con la kefia bianca sul capo; apparentemente ha meno di 30 anni, una barba e baffi neri ben curati. Alla sua nomina, al-Masri o al Mujahir che sia non ha ancora rivendicato attentati, ma comunque le stragi non si sono fermate. Nel bollettino di ieri in particolare va segnalato il massacro di almeno 10 operai a Baquba, uccisi a raffiche di mitra in strada, e la morte di cinque soldati iracheni a Tal Afar, nonché l’uccisione di quattro fedeli in una moschea sunnita a Tikrit. Un totale che supera i 20 morti.
E il Pentagono ha diffuso il bollettino delle perdite americane che hanno raggiunto, con la morte ieri di un marine, quota 2.500. La Casa Bianca ha commentato la notizia parlando di «un triste bilancio», ma che il presidente George W. Bush è convinto che gli uomini e le donne laggiù non siano morti invano.

«Qualsiasi presidente che viva un tempo di guerra sente molto profondamente la responsabilità di inviare uomini e donne in armi e sente molto profondamente il dolore che provano le famiglie. Questo presidente non è diverso dagli altri», ha detto il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow.

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