Passeggiata in Paolo Sarpi per «ribadire la certezza della legalità». Occasione anche per «dare piena solidarietà a Letizia Moratti che non vuole zone franche a Milano». Leit motiv di An nel cuore di Chinatown, che riconferma la posizione «dopo la manifestazione per la legalità a Roma», e di fronte al fatto che «questo è il tema più sentito in molte città: non solo a Milano cè la sensazione di non sentirsi più cittadini a casa propria».
Virgolettato che Andrea Ronchi, portavoce nazionale di An, completa preannunciando «listituzione di un Osservatorio sul disagio per le aree metropolitane» e reclamando «la piena realizzazione della Bossi-Fini: tutto ciò che viene fatto per snaturarla porta più disastri e più lontananza dal concetto di integrazione». Come dire: «Vogliamo lintegrazione e laccoglienza nella legalità. Non ci devono essere zone illegali di fatto legali».
«Rispetto delle regole per tutti» che, chiosa Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, è «precondizione al tentativo amichevole e graduale di convincere la comunità cinese ad aprirsi nei confronti di quella italiana». «Precondizione» che Ronchi traduce in un esempio: «Le multe vanno fatte, a cittadini cinesi come vengono fatte agli italiani, e non ci devono essere per questo sollevazioni o proteste».
Ma An guarda già al futuro del quartiere dove i residenti cinesi si sono scagliati contro i ghisa: «È opportuno che nei tempi giusti ci sia una sperimentazione di unisola ambientale e anche con il consenso dei cinesi una delocalizzazione del commercio allingrosso, per far tornare queste vie unaccogliente area del commercio al dettaglio», sostiene La Russa. Soluzione di un polo «giallo» discussa da An in un vertice a Palazzo Marino e che, stamani, sarà dettagliata in un confronto della Cdl con il sindaco.
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