Stagione d’oro per la classica: Santa Cecilia mostra i numeri

Più che un bilancio, Santa Cecilia ha presentato un bollettino di vittoria per il 2006. È aumentato il pubblico (426.000 i biglietti venduti) e sono aumentati i concerti (534 nel 2006), mentre il costo dei biglietti è rimasto invariato; è cresciuta la produttività e la capacità di attrarre risorse da aziende e realtà diverse da quelle che istituzionalmente la sostengono (Santa Cecilia è riuscita ad autofinanziarsi in una percentuale altissima, pari al 46%), al punto da diventare un modello per le fondazioni lirico-sinfoniche italiane e da porsi come seconda entità in Europa, dopo il Covent Garden, per richiamo e biglietti venduti nel corso del 2006.
Un boom ancora più incredibile, che dimostra come ci si può espandere anche in tempo di crisi. Anche Santa Cecilia l’ha subita - il finanziamento statale all’Accademia è passato dal 2003 al 2006 da 12.300.000 euro a 9.595.000 -. Il presidente Cagli e il direttore generale Grossi, nel presentare i dati di questa battaglia vinta, si rivolgono oltre che all’opinione pubblica, anche a Musica per Roma - la società che gestisce il complesso dell’Auditorium, dove l’Accademia è l’inquilina che fa anche i numeri più alti (poco meno della metà del pubblico pagante del Parco della Musica appartiene all’Accademia!) -, e vuole far sì che si sappia, proprio mentre sta per rinnovare la convenzione con Musica per Roma, con la quale ha un contenzioso aperto sulle date della prossima Festa del Cinema.


E comunque, fra le mille difficoltà, non si ferma la volontà di avviare nuove iniziative: a settembre (dal 3 al 27) un festival nuovo di zecca dedicato alle nove Sinfonie di Beethoven; direttori Pretre, Masur, Janowski.

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