da Milano
I giornali sono i cani da guardia della democrazia. Dunque, non cè da scandalizzarsi se azzannano e fanno male ai potenti, giudici inclusi. È questo il motivo per cui la Cassazione ha annullato la condanna che era stata inflitta a Vittorio Feltri per aver attaccato senza mezzi termini il pool Mani pulite. «A un certo punto la macchina si ferma, o meglio va avanti solo per incastrare Berlusconi», aveva scritto Feltri in un articolo pubblicato dal Giorno nel 1999. Gherardo Colombo, uno degli alfieri di Mani pulite, aveva querelato e i giudici di Brescia avevano condannato Feltri a sei mesi, poi commutati in una pena pecuniaria.
Adesso la Suprema corte ribalta quel verdetto e di fatto assolve il direttore di Libero, annullando senza rinvio la condanna. «Innanzitutto - si legge in uno dei passaggi - in linea teorica non può negarsi che la critica sia legittima anche quando ha ad oggetto lattività giudiziaria». Del resto larticolo 21 della Costituzione presidia proprio questo diritto: «La libertà di manifestazione del pensiero garantito dallarticolo 21 della Costituzione, include la libertà dopinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni o idee o critiche su temi dinteresse pubblico, dunque soprattutto sui modi desercizio del potere qualunque esso sia, senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche».
Fin qui, con tutto il rispetto, siamo dalle parti dellovvio. Meno scontato il passaggio successivo: «Il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla libertà di stampa non consente in altri termini di escludere che esso si esplichi in attacchi al potere giudiziario. I giornali sono i cani da guardia della democrazia e delle istituzioni, anche giudiziarie».
Via libera alla critica, anche affilata. Qualche settimana fa, la stessa Cassazione aveva assolto Lino Jannuzzi, condannato in primo grado a tre mesi per un articolo pubblicato sul Giornale, con un ragionamento che si avvicina a quello riguardante Feltri: il potente, anche il giudice - aveva scritto la Suprema corte - deve assoggettarsi alla penetrante attività di controllo da parte dei cittadini, controllo che si esercita anche attraverso il diritto di critica».
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