La stampa reagisce a un attacco contro la libertà

R. A. Segre

La crisi provocata dalla pubblicazione da parte di un giornale satirico danese di vignette su Maometto non è certo la prima del genere; rischia però di diventare più pericolosa e duratura. Al rigurgito di odio e di violenze anti europee che si estende in maniera differente, dall’Indonesia al Marocco (con un epicentro in Palestina) si contrappone una sorprendente reazione dei media europei solitamente comprensivi delle ragioni di violenza musulmane e proni alla denuncia delle responsabilità israeliane e americane. Lo scontro non sembra più legato a questioni di sensibilità reciprocamente penalizzata. Potrebbe trasformare un evento ridicolo in un fatto simbolico capace di accendere un pericoloso incendio perché alimentato come altre volte nella storia (la tassa inglese sul sale origine della guerra d’indipendenza americana) viene alimentato da forze lungamente compresse e da inconciliabili interessi.
Da parte islamica c’è la domanda all’Europa - pavida per la sua dipendenza energetica dal mondo islamico e incerta sui suoi valori - di un più ampio riconoscimento giuridico, culturale e politico. C’è il timore di vedere l’espansionismo islamico in Occidente minacciato da tentativi di democratizzazione dell’Oriente arabo e dalla decisione di Bush di guarire l’America dalla dipendenza del petrolio mediorientale con metodi tecnologici che impauriscono società coscienti del loro ritardo scientifico. Da parte europea c’è una inaspettata reazione della stampa non tanto contro il coraggio di levarsi contro il ricatto islamico o alla vergogna del suo terrorismo quanto per essersi sentita minacciata nel suo potere: la libertà di espressione. Questa reazione non esprime soltanto la difesa di un sacrosanto diritto democratico. Riflette anche la crescente insofferenza del pubblico europeo per l’invadenza di un islamismo giustificato meno dall’offesa ai suoi principi religiosi che da una arroganza legata ad una violenza ipocrita ma dotata di enorme capacità di ricatto - energetico, economico, strategico e giuridico - sui governi europei.
C’è da sperare che questo fuoco di rabbia islamica si trasformi una volta di più in uno scontro passeggero, anche se ci saranno vittime soprattutto fra i membri di organizzazioni volontarie impegnate nel dialogo col mondo arabo oppure fra le minoranze non islamiche religiose indifese.
Se così non fosse, la reazione a fumetti satirici potrebbe rivelarsi in un autogol dei difensori piu radicali dell’onore dell’Islam. Essi stanno toccando il nervo sensibile dei media occidentali. Quei media che nel corso di anni hanno invitato a comprendere le ragioni della violenza islamica, in quanto reazione all’anti-americanismo e all’anti-israelianismo assieme all’indulgenza verso regimi fra i più anti-democratici, corrotti e retrogradi della società internazionale.

Difendendo i propri interessi essi si fanno, volenti o nolenti, portavoci dell’esasperazione europea per una strapotenza travestita da vittimismo religioso che sfrutta le garanzie offerte da quella democrazia che vuole distruggere.

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