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Stankovic: «C’era troppa attesa» Cambiasso: «Si può anche perdere»

Facce scure nel giorno più lungo. Il serbo: «Siamo umani anche noi» Dacourt: «Non è la fine del mondo, è la prima volta che ci battono». Cordoba: «Lo scudetto? È nostro, basta aspettare»

da Milano

È il destino dell’Inter e degli interisti: aspettare. È da diciotto anni che attendono pazientemente un tricolore vinto sul campo, a suon di gol, a furor di popolo e record, ma nel giorno dell’agognata festa l’urlo liberatorio dell’intero popolo nerazzurro rimane strozzato in gola. Roberto Mancini non ha più voce, è quasi afono: non per la gioia. Avrebbe voluto cantare ebbro e a pieni polmoni l’orgoglio di essere campione d’Italia, ma è il destino di questa squadra, che ha nei propri cromosomi, nella propria storia e nel proprio inno le note della sofferenza e la prosa della complicanza: «Amala. Pazza Inter amala...». Cantano in coro gli aficionados di questa pazza e inarrivabile squadra. Cantano a squarciagola la voglia di festa, una festa che doveva essere di tutti: sarà solo quella di Totti e compagni.
«Non è la fine del mondo, siamo sempre primi, con tredici punti di vantaggio sulla Roma. È la prima volta che perdiamo in questo campionato, eppure a vedere certe facce sembra che l’Inter sia sprofondata come d’incanto in fondo alla classifica». Non ci sta proprio Olivier Dacourt, non gli piace questo clima da mortorio.
Ci doveva essere la festa, ma è solo rimandata a data da destinarsi. «Domenica prossima, tra due o tre domeniche: è solo questione di tempo, ma questo scudetto non ci sfuggirà», assicura Ivan Cordoba.
A testa alta e con il morale sotto agli scarpini arriva Dejan Stankovic: questa sconfitta si vede che gli brucia maledettamente. «Non cerco scuse, parlo di me: nei primi quindici-venti minuti non c’ero proprio con la testa. Troppa tensione. Dagli spalti si percepiva ciò che provavano le anime dei nostri tifosi: la festa, la voglia di lasciarsi andare. Volevamo tutti festeggiare, noi per primi, ci è andata male. Primo tempo da dimenticare: troppo larghi, lunghi, lenti. Siamo umani, possiamo sbagliare anche noi».
Pacato e addolorato anche Esteban Cambiasso, che parla di dolore: «In questo momento c’è solo dolore, ma è anche vero che forse ci siamo abituati tutti un po’ troppo bene: nello sport si può perdere. Capita anche a noi. Il primo tempo non siamo stati all’altezza, nel secondo grande reazione, ma ci hanno castigato con un gol di rimbalzo: non meritavamo di perdere. Se la Roma ha reagito così bene dopo i sette gol di Manchester, perché mai noi non dovremmo reagire altrettanto bene ai tre della Roma?».
Calmo, pacato Cambiasso, ma alla domanda: perché questa Inter perde sempre le sfide che contano? Lui manda alle stampe una risposta al vetriolo: «Vi ricordo che quest’anno abbiamo vinto entrambi i derby...». Destino dell’Inter e degli interisti: dimostrare sempre qualcosa in più.

Non c’è festa: ci sarà.

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