Gentilissimo Mario Cervi, la vogliamo far finita con la moda del linguaggio semplificato? Sento parlare del relitto «di Costa Concordia» invece che «della Costa Concordia», del presidente «di» Alitalia, o «di» Fiat... Ma che fine avranno mai fatto le preposizioni articolate? Ormai stiamo imparando a parlare con un linguaggio impoverito!
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Caro Francalanza, sono anch'io per un italiano grammaticalmente e sintatticamente corretto. Ma credo sia inutile opporsi a una semplificazione che si verifica anche in altre lingue e che si aggiunge all'imbarbarimento derivante dall'intromissione dispotica dell'inglese nelle lingue nazionali. Cosicché i francesi hanno battezzato franglais il prodotto di queste derive, e noi potremmo definirlo italglese. Non sono un esperto di linguistica. Ma ritengo che tra le cause dell'impoverimento dell'italiano parlato e scritto vi sia anche l'uso giovanile di messaggini nei quali nessuna regola è rispettata, e anche la grafia subisce mutazioni. Così nell'uso della x in luogo di «per». Può allora accadere - l'ho già accennato un'altra volta - che uno studente sotto esame di storia si ostini a citare un famoso generale Biperio. Che era poi - il professore lo accertò a fatica - il povero Nino Bixio, massacrato dalla x spregiudicatamente abbreviatrice. I potenti mezzi odierni di comunicazione e d'informazione diffondono e impongono in breve tempo le mode utili e soprattutto le mode inutili. La lotta alle contaminazioni risale al tempo del fascismo, quando il grande Paolo Monelli - che dell'italiano faceva un uso raffinato - scrisse un libro titolato, se ricordo bene, Barbaro dominio.
Né i purismi di regime né i conati di resistenza della cultura democratica hanno potuto impedire che i barbari trionfassero (è accaduto sovente, nel corso dei secoli). Dopotutto, com'è stato detto, i barbari sono una soluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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