la stanza di Mario CerviFra «sangue» e «suolo» vince il diritto di essere cittadini

Se non vado errato, uno dei primi punti previsti (per non dire il primo) nel programma che realizzerebbe il Pd se vincesse le elezioni sarà quello di concedere la cittadinanza italiana ai figli d'immigrati nati in Italia. Sono rimasto un po' sorpreso e confuso apprendendo questa notizia. Io sono convinto invece che, per il bene del Paese, la prima cosa da fare con urgenza sarebbe detassare le piccole e medie imprese e sopprimere l'Imu sulla prima casa. Speriamo dunque che questi signori, che considero autentici stregoni della politica, non vincano le elezioni, altrimenti in tutta Italia si creeranno ulteriori poveri.
Ferrara

Caro Giorgi, sul fatto che tra le priorità nazionali non debba figurare, oggi come oggi, la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia sono d'accordo con lei. I temi e i problemi economici incalzano, per provvedimenti che affermano nobili principi c'è tempo. Sulla sostanza della questione ho invece molte perplessità. In Italia e in molti Paesi vige lo ius sanguinis, il diritto del sangue, in forza del quale la cittadinanza dei genitori è decisiva per stabilire quale sia la cittadinanza d'un neonato. Altrove - soprattutto nelle Americhe - vige lo ius soli, il diritto del suolo. Esso prescrive che sia cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. Chi nasce negli Stati Uniti è cittadino degli Stati Uniti.

Mi rendo conto di quanto siano numerosi e fondati gli argomenti invocabili per sostenere l'una o l'altra tesi. Non azzardo verdetti legali o etici. Ma d'istinto sarei propenso alla concessione della cittadinanza ai nati nella nostra Italia. Che è così bella, e se uno ha la fortuna di nascervi perché considerarlo uno straniero?