la stanza di Mario CerviGli allarmi maltempo non diventino una soluzione pilatesca

Quando straripò il Sarno (1998), la prefettura territorialmente competente fu accusata di non aver tempestivamente avvisato i sindaci del rischio meteo. Da allora fu fatto obbligo ai prefetti di farlo. Di conseguenza, ogni qualvolta su una provincia si addensano delle nubi, le prefetture inviano una comunicazione ai sindaci. Purtroppo, come spesso avviene nel nostro Paese, queste comunicazioni vengono redatte in stile burocratico, sempre con le stesse espressioni e ad abundantiam, più per mettersi al riparo da eventuali accuse che per fornire un effettivo servizio alle popolazioni. Il risultato è che i sindaci spesso non danno a queste comunicazioni il giusto peso. Esse ricordano le grida manzoniane. O la storiella del «al lupo, al lupo». Inoltre quando si avvisano i sindaci la missione è svolta a metà, perché rimane da avvisare la popolazione. Che spesso, come in Sardegna, vive in casolari isolati difficili da raggiungere. Ma in questi casolari c'è il televisore. Non sarebbe il caso di sostituire le burocratiche comunicazioni ai sindaci con un servizio meteo non-stop che raggiunga direttamente i cittadini?
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Caro Reduzzi, la sua lettera mi sembra ragionevole sia nella prima sia nella seconda parte. Quando gli allarmi sul maltempo s'infittiscono diventando routine burocratica la loro efficacia viene seppellita da inutili valanghe cartacee. Il cautelarsi delle autorità da ogni responsabilità grazie ad avvisi che, fondati o infondati, cadono nel vuoto appartiene all'immane scaricabarile italiano. Quanto alla sua idea di un servizio meteo televisivo non stop che raggiunga facilmente le popolazioni, la trovo allettante e tuttavia inapplicabile. In realtà le trasmissioni sono affollate da meteorologi che predicono il futuro (e, bisogna riconoscerlo, adesso il più delle volte ci azzeccano). Ma qui non si tratta di dire se ci sarà sole o pioggia. Si tratta di mettere in guardia i cittadini contro una catastrofe, si tratta magari di consigliar loro di rifugiarsi lontano dalla zona minacciata. Ma chi ordina l'allerta e lo sfollamento? Il rischio è che, per non avere guai, sindaci o prefetti o governatori regionali generino panico annunciando, dai teleschermi, disastri che poi non arriveranno. Al profilarsi d'ogni temporale potremmo essere esortati a cercare scampo altrove.

Meglio rinunciare ad una opinabile messa in guardia televisiva e chiedere piuttosto una protezione civile che sia insieme coraggiosa e saggia. Ho visto in televisione l'attuale capo di questo ente, Franco Gabrielli. Mi è parso persona seria. Ma a troppe domande rispondeva sottolineando che le decisioni sono del governo, non sue.

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