la stanza di Mario CerviGli inni a Prospero Gallinari sono un bruttissimo segno

La storia ormai ha emesso la sua irrevocabile sentenza, condannando a morte il nazi-fascismo e il comunismo. E allora mi può spiegare per favore che differenza c'è fra i raduni annuali a Predappio e la sceneggiata ai funerali del brigatista rosso Prospero Gallinari? Perché quelli di sinistra non si indignano così come hanno sempre fatto per i raduni con il braccio alzato non a pugno chiuso?
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A mio avviso c'è una forte differenza tra i raduni nostalgici di Predappio (con tanto di saluto romano) e i pugni chiusi ai funerali del brigatista Gallinari. È una differenza che va tutta a favore dei neofascisti. Ritengo irragionevole e riprovevole il rimpianto per il Ventennio, che peraltro attiene ai grandi fatti storici, onora il protagonista d'una ideologia importante. Nel caso di Prospero Gallinari i gridi d'omaggio e le lacrime di dolore sono stati dedicati a un bieco assassino, fortunato abbastanza da morire d'infarto nel garage di casa mentre la sua vittima, l'innocente Aldo Moro, è da decenni sottoterra. Il fanatismo non può attenuare il crimine di chi, vivendo in una democrazia e avendo la possibilità di esprimere ogni idea, assassinò Moro per il delirante scopo d'attuare un regime di schiavi. Coloro che inneggiavano a Gallinari costituiscono secondo me, in una società libera, un pericolo grave. Paragonabile al pericolo di chi, dopo la Shoah, predica l'antisemitismo. Non mi pare tuttavia che la sinistra normale e legale, con tutti i suoi difetti e con tutte le sue faziosità, si sia in qualche modo associata al cordoglio per Gallinari o ne abbia ignorato, ricordandolo, le terribili responsabilità. Del resto se ripetiamo che larga parte della sinistra attuale è erede diretta o indiretta del Pci dobbiamo riconoscere che il Pci di Berlinguer, dopo esitazioni iniziali, si schierò decisamente contro il terrorismo.

Tante colpe possono essergli rimproverate, ma non quella d'essere stato complice della P38. Che molti complici trovava, questo è vero, nelle fabbriche, nelle facoltà di sociologia (leggi Trento) e anche in qualche salotto.

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