la stanza di Mario CerviI pantaloni falsamente rattoppati offendono i veri poveri

Sono da sempre un'estimatrice del «bello». Amo la bellezza (che per me non significa perfezione), in tutte le sue forme. Nell'arte, nella natura, nelle persone, nella moda. Un'attrazione atavica, congenita, che mi ha reso selettiva ed esigente, verso me stessa e verso gli altri. Per questo mi sento affranta quando, guardandomi attorno, vedo da quanta sciatteria e mancanza di gusto siamo circondati. Siamo il Paese della moda, leader nel mondo, ma vestiamo da straccioni. Alludo a quegli orribili jeans mezzo scoloriti e mezzo stracciati che certe aziende mettono sul mercato, per non parlare di quelle disgustose braghe con cavallo basso che fanno scoprire il culo e il lardo sui fianchi e che hanno un unico compito: rendere ridicolo chi li indossa, giovani o meno giovani. Mi è stato detto: vestiamo casual. Un casual perfetto per andare a spalar letame. Io non colpevolizzo l'ignoranza e il cattivo gusto di chi li compra, mi indigno per chi li produce, perché invece di educare al bello abbruttiscono e livellano il mondo, già brutto di suo.
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Cara amica, anche a me dà fastidio certa imperante sciatteria che pretende d'essere anticonformista e invece si adegua conformisticamente alla moda. Detesto i jeans che, comprati a caro prezzo, sono - anche se nuovi di fabbrica - in apparenza laceri e sbrindellati. Non è che io sia ostile ai jeans, li uso e li ritengo molto comodi e pratici. Ma proprio non mi va la finzione della povertà, l'ostentazione d'un guardaroba ridotto - nella finzione appunto - agli stracci. Le toppe simulate e nello stesso tempo ostentate dei jeans modello accattone mi paiono sgradevoli in questi tempi di vero impoverimento di molte famiglie e di sforzi eroici di tanta gente modesta per mantenere nell'abbigliamento dignità e decoro. I pantaloni e le gonne veramente consunti e con cura rattoppati di chi tira avanti con un piccolo salario o con una piccola pensione mi commuovono.

I jeans sfrangiati che ha indosso il ragazzotto viziato o il riccastro giovanilista mi disturbano. Questo sentimento è probabilmente eccessivo, futile e viziato da un moralismo anacronistico. Dovrei liberarmene ma non ci riesco.

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