la stanza di Mario CerviI parassiti degli uffici pubblici sono bestie difficili da cacciare

Dopo le inchieste di Striscia la Notizia sugli impiegati che timbrano il cartellino e poi se ne vanno per i fatti loro, mi chiedo che cosa succederebbe se di colpo tutti andassero davvero al lavoro. Forse non ci sarebbero abbastanza sedie e scrivanie per ospitarli!
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Caro Magnetti, lo sa che la sua ipotesi non è per niente peregrina? Voglio ricordarle, in proposito, quanto accadde con l'avvento al potere, in Grecia, dei «colonnelli» golpisti (1967). Ministro dell'Interno fu nominato uno dei triumviri, Stylianos Pattakos. L'unico dei tre che era generale. Pattakos era un tipico arnese di caserma, energico fino alla brutalità, poco colto, semplicistico. Bollava come flaccida e parassitaria la democrazia rappresentativa, si dichiarava paladino dei valori tradizionali, enunciava propositi di rinnovamento e di risanamento delle istituzioni pubbliche che somigliavano molto, per la rozzezza, a quelli odierni di certi grillini. Dopo aver tentato invano d'avere dagli uffici cifre precise sul personale del ministero (che era modestamente collocato al secondo piano d'un edificio nel centro di Atene) decise di procedere a una inconfutabile verifica sul campo. Convocò al ministero tutti i dipendenti e poi intimò loro di sedere alle scrivanie assegnate. Risultò evidente che i sederi superavano di gran lunga le sedie, molti funzionari rimasero in piedi, spintonandosi alla ricerca d'una collocazione. Lo spicciativo metodo Pattakos si dimostrò efficace per attestare l'esuberanza del personale, ma inefficace per eliminarla.

Nemmeno gli aggressivi e autoritari colonnelli riuscirono a sconfiggere la burocrazia. Dopo brevi sussulti e brevi conati epurativi, l'Interno greco riprese il suo tran-tran soporifero. Le sedie continuarono ad essere più numerose dei deretani.

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