PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviIl '68 non è la sola causa della nostra inetta classe dirigente

Prima i grillini e in seguito i forconi. Poi ne verranno altri: vogliono mandare a casa questi politici perché ritenuti incapaci e inetti. Io personalmente ritengo che, mandati a casa questi, anche con nuovo sistema elettorale le cose non possono migliorare perché manca la materia prima, cioè l'uomo. Le crisi, anche nel sistema capitalistico, sono cicliche ma superabili se affrontate da una società sana. Noi italiani apparteniamo, ora, a una società malata e la malattia cronica è iniziata nel '68. In tutti i dibattiti politici cui assisto da anni alla tv mai si è cercato di spiegare l'origine della malattia. Come possiamo curarci se non viene chiarita al causa del male? Tutto è iniziato nel '68. Sono passati 45 anni, sono molti e personalmente ritengo che il problema non si risolverà mai.
Varese

Penso il peggio possibile del mitico Sessantotto, nel quale tanti intellettuali continuano a vedere scintille di eroica rivolta e di cambiamento verso un futuro migliore. Il Sessantotto del «27 politico» nelle università e dell'«immaginazione al potere» ha asservito la cultura alle utopie d'una sinistra velleitaria e posto le basi d'un ribellismo - anche violento - poi sfociato nella lotta armata. Quella stagione viene ricordata con affetto e rimpianto dai furbi che, riempitasi la bocca di proclami per l'assalto al Palazzo d'inverno, sono poi approdati a ben remunerate poltrone nei consigli d'amministrazione. Non ritengo tuttavia che l'esperienza sessantottina abbia da sola generato il divario di qualità tra la nostra classe politica e quelle di altri grandi Paesi. Non lo ritengo perché il Sessantotto divampò, prima che in Italia, negli Stati Uniti e in Francia. Dove le polemiche sui vizi della gestione pubblica non vedono il maggiore imputato nelle rivolte universitarie. Il Sessantotto ci ha messo molto del suo nel forgiare una dirigenza pubblica scadente. Ma il ritardo italiano, per quanto riguarda i diritti e i doveri dei governanti e dei cittadini, viene da lontano. Da sempre viene lamentato, per ragioni storiche, un deficit italiano di senso civico che il fascismo tentò di curare con slogan roboanti. Ci vorrebbe davvero una svolta epocale, quasi una mutazione. Se si vuole di quarantenni, ma resi forti dal carattere, non dall'età.

Finora al potere - economico e culturale - non è andata l'immaginazione, sono andati gli immaginari rivoluzionari che adesso si godono le pensioni d'oro.

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