Il ritorno del Ciriacosauro, cioè Ciriaco De Mita, è la rivalsa degli anziani che si sentono accantonati dai giovani rampanti. Ma questo succede soltanto in politica, perché nel resto del Paese c'è solo disoccupazione.
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Soltanto in politica, caro Monti? Non mi pare proprio. Lei ha bollato come Ciriacosauro l'uomo che fu simbolo d'un modo cavilloso di gestire il potere, il campione di quella cultura della Magna Grecia - per usare un'espressione di Gianni Agnelli - dalla quale l'Italia è stata a lungo avviluppata. Gli estimatori di Matteo Renzi contrappongono la sua velocità spavalda alla lentocrazia del tempo che fu.
Ma, lo ripeto - e lo ripeto da vecchio, anzi da vecchissimo - la resistenza all'afflusso di forze nuove non è una caratteristica della Nomenklatura di palazzo.
È una caratteristica di tutta l'amministrazione pubblica: quando sono alla soglia della pensione i burocrati d'una qualche importanza si affannano a preparare la poltrona nuova su cui siederanno appena abbandonata quella in scadenza. Non nego - sarei masochista se lo negassi - che a volte le forze fresche siano peggiori delle precedenti, e che sia un peccato accantonare personalità ancora in grado di svolgere nel migliore dei modi le loro mansioni. Ma si vedono anche, negli alti gradi della magistratura e della burocrazia, patetici relitti umani che da molto avrebbero dovuto essere messi a riposo d'imperio.
Il Piave degli anziani mormora sempre, per impedire l'avvento non dei giovani ma dei meno anziani.
So che la trincea di Nusco può contare su un combattente stagionato sì, ma valido.
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