A proposito della scissione avvenuta nel Pdl, dobbiamo ancora una volta rilevare che, come sembra, la Costituzione ammette che parlamentari eletti nell'ambito di un Partito possano disinvoltamente passare ad altra coalizione o addirittura formare un altro Partito... Questa sarebbe la nostra Bella Costituzione come anche esaltata al Pubblico televisivo da qualcuno non molto tempo fa? Ma come è possibile che parlamentari eletti nelle file di un Partito, quindi destinatari di emolumenti grazie ai suffragi che gli Elettori hanno concesso al Partito stesso, possano cambiare sedia così impudentemente? Sarebbe serio che in detti casi si tornasse a votare!
Arese (Mi)
Caro Vercesi, ci risiamo con una questione che da gran tempo assilla i politici e che il buon senso comune ripropone incessantemente. È la questione del mandato parlamentare «imperativo» o, all'opposto, del «libero mandato». Nel primo caso l'eletto deve rispettare le strategie e le decisioni del partito con il quale ha fatto campagna elettorale nonchè gli impegni presi durante la campagna stessa. Se si dissocia, deve rinunciare al seggio. Nel secondo caso l'eletto può non attenersi a quegli impegni. Il seggio gli resta anche quando, con disinvolta leggerezza, trasmigri da un partito all'altro qual piuma al vento. La Costituzione italiana -articolo 67- è per il «libero mandato». «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione - cito per rinfrescarmi la memoria - ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Nonostante questo avallo i cambi di casacca sono stati e sono, diciamo la verità indecenti: anche perché a volte - temo il più delle volte - hanno motivazioni venali piuttosto che ideali. Chi è per l'articolo 67 ricorda tuttavia che il «mandato imperativo» accresce ulteriormente il potere delle segreterie di partito sugli anonimi peones. Istintivamente -e credo d'averlo già scritto in queste «stanze»- sono per il mandato imperativo. I mutevoli amorazzi politici sono in generale sgradevoli. Ma ce ne furono di dignitosi e, a mio avviso, provvidenziali.
Quando nel gennaio del 1947 Giuseppe Saragat decise la scissione d Palazzo Barberini, ossia il distacco dei socialdemocratici dal fronte socialcomunista, lo seguirono 52 deputati su 115. E non dovettero dimettersi, per fortuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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