la stanza di Mario CerviLa notte di Halloween è una festa «d'importazione»

Il simbolo della notte delle streghe è Jack Lantern, la zucca illuminata che nei giorni scorsi ha addobbato le vetrine dei negozi e che ha trionfato in tante serate in maschera la notte scorsa. È praticamente diventata una tradizione anche da noi, questa notte di Halloween di origine anglosassone che corrisponde alla vigilia della festa cristiana di Ognissanti. La tradizione prevede l'usanza per i bambini di girare di casa in casa mascherati al grido «Dolcetto o scherzetto?». E in questa notte locali e discoteche organizzano serate in maschera in ambienti rigorosamente a tema.
Lido di Ostia (Roma)

Caro Pulimanti, al suo «Viva Halloween» io rispondo con un «Abbasso Halloween». Non perché quella festa - simpatica e tradizionalmente suggestiva là dove appartiene alla cultura e al costume locale - abbia in sé qualcosa di riprovevole o di sgradevole. Dico no per il semplice motivo che la notte delle streghe è un prodotto d'importazione, uno degli innumerevoli sintomi d'una sudditanza eccessiva e acritica a simboli altrui.

Halloween, che nei suoi territori d'origine possiede l'impronta della poeticità popolare, ha conquistato l'Italia così come l'hanno conquistata la Coca Cola o l'italglese, il curioso linguaggio imperversante nella pubblicità e talvolta anche nelle università. Non ho preclusioni xenofobe, ci mancherebbe. M'inchino a Shakespeare come a Hemingway. M'inchino anche a Halloween. Ma con il rispetto che usa tra estranei, non tra gente di casa.

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