Proprio il 25 aprile vengo a sapere la «bella» (si fa per dire) notizia che nel 1969 l'infoibatore Josip Broz detto Tito nel 1969 (presidente Saragat, il cultore di Bacco...) fu insignito di un'onorificenza della Repubblica italiana.
Evidentemente, il presidente Saragat, sotto i fumi del vino, dimenticò che il signor Broz - Tito aveva sulla coscienza tanti italiani. Perciò dette un doppio schiaffo agli italiani. Si vergogni! Spero che nell'aldilà, dove spero sia finito a bruciare, abbia ricevuto la sua ricompensa.
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Sono arrivate molte lettere -aiutando la ricorrenza- sul 25 aprile. Lettere deploranti per lo più l'enfasi retorica con cui il merito d'aver liberato l'Italia viene attribuito, nei discorsi celebrativi, ai partigiani. Insistono, quelle lettere, sul fatto che la Germania si arrese - e con la Germania le truppe tedesche in Italia - per l'incalzare degli angloamericani e dell'armata rossa. È vero, l'apporto militare della Resistenza è stato molto modesto, la sua azione non ha accelerato d'un solo giorno la sconfitta del nazismo. I gridi di trionfo dei vinti - perché tali fummo - sono inopportuni fino al grottesco. Bisogna tuttavia aggiungere che la Resistenza ebbe un alto valore morale, dimostrò che non tutti gli italiani si crogiolavano nel comodo attendismo. Il sacrificio e il valore dei combattenti vanno onorati. Soprattutto quelli dei combattenti che volevano veramente la libertà, e non l'insediamento d'una dittatura rossa dopo la nera.
Quanto all'onorificenza concessa a Tito - che molti vorrebbero fosse revocata - sono meno severo di Mario Salvatore Manca di Villahermosa nel giudicare la decisione del presidente Saragat (senza dubbio propostagli dal governo). Nei rapporti internazionali vi sono formalità protocollari magari spiacevoli, ma ritenute necessarie. Tito era un dittatore spietato, ma essendosi sottratto al dominio di Mosca aveva meritato molte indulgenze occidentali.
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