PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviL'Italia non è né da «Terzo» né da primissimo Mondo

Gentile Dott. Cervi, contesto in parte il Suo articolo «Guai a chi ci spaccia per il Terzo Mondo». Se dobbiamo credere all'analisi su cui si basa «The Global Competitiveness Index 2012-2013», una parte dell'Italia è da Terzo Mondo. Siamo al 42º posto su 144, ma tale posizione risulta dalla ponderazione tra fattori positivi e negativi. Il Paese per la sua economia si colloca al 28º posto, addirittura al 2º per i distretti industriali. Tuttavia la competitività complessiva continua a essere frenata da alcune debolezze strutturali. Il mercato del lavoro rimane estremamente rigido ed è al 127º posto per efficienza, ostacolando la creazione di posti di lavoro. Il sistema creditizio, al 111º posto, non è sufficientemente sviluppato per fornire i finanziamenti necessari allo sviluppo delle imprese. Altri fattori di debolezza sono l'alto livello di corruzione, la criminalità organizzata e la percezione di non indipendenza del sistema giudiziario che aumentano i costi delle imprese e minano la fiducia degli investitori. Quanto ad ambiente istituzionale l'Italia si posiziona al 97º posto.
Roma

Caro Montecchi Palazzi, la ringrazio per gli interessanti dati che non mi pare contraddicano le mie considerazioni su un deplorevole vezzo o vizio dei politici e dei mezzi d'informazione italiani. Vezzo o vizio consistenti nel piangersi addosso anche più di quanto richiedano gli attuali duri tempi (e richiedono molto). Le statistiche assemblano fattori diversi. Non metto in dubbio che le piaghe della corruzione e della criminalità organizzata costino molti posti in classifica all'Italia, ma per l'impatto sulla vita quotidiana dei cittadini contano meno della diffusione dei telefonini. Comunque la mia non voleva essere un'analisi approfondita, ma la sottolineatura di come determinate sensazioni collettive e determinate attestazioni statistiche possano nascondere aspetti importanti della realtà. Ho citato, a conforto di questa tesi, la terribile disoccupazione giovanile imperversante in un Paese dove è difficile trovare giovani disposti a fare il pizzaiolo o il mungitore.

Vittorio Feltri - e io stesso nell'editoriale da lei citato - abbiamo messo in luce il settario accanimento di certi catastrofisti nell'ignorare qualche aspetto meno negativo d'una situazione che è, e temo rimarrà ancora a lungo, difficilissima.

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