la stanza di Mario CerviNon ha senso condannare la Mafai alla «damnatio memoriae»

Stimatissimo Cervi, altro che recensione all'autobiografia postuma di Miriam Mafai! Oblìo, damnatio memoriae sono la terapia per guarir da certe gravi patologie quali il comunismo. La destra liberale, rispettosa - come in questo caso lei - è sempre pronta a porgere all'avversario defunto non soltanto il parce sepulto ma vieppiù l'ossequio della stima. Mi trovi, invece, un intellettuale o un politico di destra sulle cui ceneri l'intellighentsja abbia versato non dico lagrime, ma almeno un riconoscimento. E lei, caro Cervi, ci viene a dire d'aver combattuto per assegnare, alla Mafai, il premio «Acqui Storia». Costei, se avessero i suoi compagni prevalso in quel 18 aprile 1948, avrebbe trasformato l'Italia in un gulag.
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Caro professore, su Miriam Mafai e sul suo percorso politico ho scritto tutto ciò che mi pareva giusto scrivere. Ho la certezza che ai puri e duri della sinistra quella mia recensione sarà apparsa ingenerosa e infamante per avere io sottolineato come nella sua giovanile militanza di agit prop Miriam Mafai abbia mentito, tacendo agli operai e contadini italiani le verità, da lei ben conosciute sull'Urss: e come anche in queste memorie rivendichi l'altezza civica e morale delle scelte d'allora. Ma non le riserbo né l'oblio né la damnatio memoriae perché vogliono cancellare dalla storia i personaggi sgraditi. È quanto accade, ad opera degli antifascisti in servizio permanente effettivo, quando ci si occupa del Ventennio. Ogni discorso che non sia un anatema è vietato. Penso del comunismo italiano, e lei lo sa, tutto il male possibile.

Ma ha avuto un ruolo determinante nelle vicende della Prima repubblica, e ha saputo conquistare - anche grazie ai porpagandisti intelligenti e se del caso cinici, quale Miriam Mafai fu - il consenso e la fiducia di un terzo degli elettori. Si capisce che, pur dopo il crollo d'ogni illusione dei suoi idoli ideologici, di quella stagione Miriam Mafai potesse avere, in vecchiaia, qualche nostalgia.

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