la stanza di Mario CerviPronostici inquietanti sulla Cina. Speriamo non si avverino

Gli Usa saranno detronizzati dalla Cina, quale maggiore economia mondiale, nel 2016. E cederanno il passo anche all'India. Insieme, i Pil di Cina e India sorpasseranno quelli dell'intero G7 entro il 2025. Entro il 2060 saranno superiori al Pil di tutti gli attuali 34 Paesi industrializzati (oggi sono un terzo). Sulla base delle parità di potere di acquisto del 2005, la Cina sorpasserà l'Eurozona già quest'anno, e gli Usa tra quattro anni. L'India, invece, si accinge a superare il Giappone e dovrebbe sorpassare l'Eurozona in 20 anni. La Cina manterrà il tasso di crescita maggiore fino al 2020, poi le nazioni più dinamiche saranno India e Indonesia. Superata la crisi, il Pil del pianeta dovrebbe crescere in media di circa il 3% nei prossimi 50 anni. Il reddito pro-capite dei Paesi più poveri aumenterà di ben quattro volte entro il 2060 e in Cina e India di sette volte.
Livorno

Caro Pesce,
la sua lettera allinea cifre e situazioni impressionanti. La galoppata impetuosa di Cina e India è sotto gli occhi di tutti, e sotto gli occhi di tutti è anche, nella Cina dinamica e straripante, la mummificazione d'un assetto politico autoritario. Ipocritamente ammantato, come sempre avviene, di inni al popolo e alle sue libertà. Stiamo andando incontro a una fase dell'economia mondiale in cui il primo posto spetterà a un regime illiberale le cui assemblee allineate e coperte evocano ricordi cupi. Ciò che non riuscì all'impero comunista, sconfitto dall'economia di mercato, potrebbe riuscire presto ai predatori del mercato. Bravissimi nello sfruttarne i meccanismi pur rimanendo refrattari a ogni idea di vera democrazia. Questo futuro m'inquieta, anche se per motivi anagrafici potrei chiamarmi fuori. Rimane tuttavia, nel buio del domani ipotizzato, una fiammella di speranza. Parecchi pronostici a lungo termine, inclusi i più autorevoli, erano cantonate colossali. Ricordo che un po' più di mezzo secolo fa una delle piaghe d'Italia era indicata nell'eccessiva crescita demografica, e una delle soluzioni a questo flagello era indicata nell'emigrazione. Non ho mai sentito nessuno, allora, che ci mettesse in allarme per i pericoli della denatalità e d'una immigrazione capace di modificare profondamente le connotazioni etniche del Paese. Le previsioni sono utili, basta non scambiarle per certezze. Credo d'avere già ricordato i precisissimi calcoli d'uno scienziato inglese alla fine dell'800. Poiché il numero delle carrozze di Londra aumentava rapidamente, e in parallelo aumentava il numero dei cavalli e la quantità delle loro deiezioni, quel sapiente diagnosticava che verso il 1920 la capitale sarebbe stata sommersa dallo sterco.

Nel calcolo s'insinuò un'incognita che lo vanificò: l'automobile.

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