la stanza di Mario CerviSe il successo in tv è un merito, Santoro è pagato il giusto

Incalzato dall'ex ministro Brunetta, Santoro si è mostrato «reticente» circa l'ammontare dei suoi emolumenti. Molti altri papaveri pubblici e privati avrebbero assunto lo stesso atteggiamento per la semplice ragione che chi non risponde a una domanda del genere prova vergogna in quanto sa di non valere quanto viene pagato!
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Caro Metelli, l'impostazione delle trasmissioni di Michele Santoro - con le loro assemblee esagitate e vocianti, con il loro facile populismo, con la loro faziosità ammantata di «sociale» - mi riesce il più delle volte insopportabile. Quel capopopolo furbastro deve essere fortemente criticato, ma è difficile togliergli l'aureola d'anticonformismo aggressivo - invece è un conformista astuto - di cui è stato cinto. Quest'apostolo del proletariato è un capitalista. Non so esattamente quanto sia pagato, immagino moltissimo. Ma non sono d'accordo con lei quando sostiene che il telepredicatore dovrebbe provare vergogna perché viene pagato più di quanto valga. Santoro è esecrabile. Ma è un personaggio del piccolo schermo che riesce a mobilitare milioni di spettatori. Ci riesce con accorgimenti ed espedienti che a me non piacciono per niente, come credo non piacciano a lei. Ma ci riesce. In un universo, quello della televisione, dove tutti si inchinano all'auditel e dove soprattutto dall'auditel sono determinati i compensi, Santoro può vendersi a caro prezzo così come a caro prezzo si vendono altri nomi televisivi famosi. A me sembra che le cifre di cui si chiacchiera per la Rai o Mediaset o La7 siano spropositate. Non quanto gli ingaggi del calciatori ma quasi. Ai moralismi viene opposta la battuta di rito «è il mercato bellezza».

In quel mercato Santoro conta, e infatti è trasmigrato, pagatissimo, da una emittente all'altra, Mediaset inclusa. Di Santoro non sopporto quasi niente. Ma non mi pare che i suoi siano guadagni immeritati, se il successo televisivo è merito.

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