Statale, i prof criticano la riforma le "okkupazioni" continuano

Il senato accademico prende posizione: agli studenti non basta. Domani assemblea, venerdì tutti in piazza

Se la sono presa con il senato accademico. Hanno occupato per due giorni l’università Statale. Hanno appeso striscioni anti Gelmini ovunque e urlato a gran voce da dietro i megafoni durante i cortei interni nei corridoi. Ma ora gli studenti dei Collettivi di sinistra hanno un bersaglio in meno contro cui puntare il dito nella loro protesta.
Lo stesso senato accademico infatti ha chiesto di fare qualcosa contro i tagli alle finanze della scuola. Ovviamente lo ha fatto con toni ben più pacati rispetto a quelli delle matricole arrivate cariche di slogan preconfezionati dai licei. Dalla riunione di ieri è scaturita una mozione, approvata all’unanimità salvo quattro astensioni, nella quale docenti e rettore chiedono «correzioni» sulla Finanziaria perché i tagli «se attuati, determinerebbero una situazione del tutto insostenibile per gli atenei, con effetti irreversibili sulle loro funzioni scientifiche e un degrado irrimediabile dell’offerta formativa e di servizi per gli studenti».
Urge anche un’azione di riforma e rilancio. Il senato chiede un adeguato sistema di valutazione della didattica, la valorizzazione del merito, il rilancio del dottorato di ricerca e «una politica rinnovata» per il diritto allo studio.
Neanche a dirlo, per denunciare gli stessi tagli, gli studenti usano toni decisamente più accesi. In una lettera aperta denunciano «Gelminator» (questo il nuovo soprannome del ministro Mariastella Gelmini) di aver inferto «un colpo mortale sul mondo universitario».
Lunedì hanno cercato di consegnare una lettera di protesta al rettore Enrico Decleva. Rimbalzati. E ieri, di fronte alla possibilità di inviare una delegazione a parlare con il senato, i collettivi si sono tirati indietro: loro lavorano in gruppo, a suon di cori. «Vogliamo andare in senato accademico in massa - hanno spiegato i leader - non basta che il nostro documento sia letto, ma deve essere anche approvato». Solo dopo hanno cambiato idea, ma a quel punto il rettore della Statale ha chiuso le porte del senato accademico, scatenando la protesta dei collettivi che hanno improvvisato un’occupazione degli uffici amministrativi al primo piano, di fronte al rettorato. Pur di «okkupare». Ora, in teoria, non avrebbero più motivo di occupare un bel niente visto che anche il senato dice «no ai tagli».

Eppure non ripiegano gli striscioni: oggi si riuniscono per un’assemblea pubblica a Sesto Marelli e festeggeranno «la cacciata da Milano» del ministro Gelmini, che lunedì non ha potuto prendere parte a un convegno al Pirellone.
Domani un’altra assemblea nel cortile di Scienze politiche e venerdì tutti al corteo in largo Cairoli.

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