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Statali, tra i super manager solo uno su cinque è donna

Le donne fanno sempre più carriera nella pubblica amministrazione ma se il 39% ha ormai ottenuto la qualifica di dirigente solo il 23% ha raggiunto la fascia «top» dei manager pubblici. È quanto emerge dal Rapporto sulle pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche riferito al 2009 e pubblicato sul sito della Funzione pubblica.
Il personale totale delle amministrazioni che hanno risposto alla rilevazione del ministero è di 401.463 unità (41,3% donne e 58,7% uomini) con una percentuale di uomini più alta rispetto a quella complessiva delle amministrazioni pubbliche (45% contro 55% di donne) dovuta alla presenza dei dati relativi al ministero degli interni - dipartimento della sicurezza dove l'86% dei lavoratori sono uomini e rappresentano un quarto dei dipendenti totali rilevati. Secondo il Rapporto il 96% del personale è a tempo indeterminato mentre solo lo 0,1% dei dipendenti usufruisce del telelavoro (446 persone su 400.000, concentrate in Istat, Inail e Aci). Senza considerare il personale distaccato il totale dei dipendenti considerati è di 396.566.
I dirigenti rappresentano l'1,6% del personale totale. Le donne sono il 39% dei 6.188 dirigenti considerati ma sono prevalentemente nella dirigenza di seconda fascia mentre gli uomini rappresentano il 77% dei dirigenti di prima fascia. Le dirigenti donne di prima fascia sono in maggioranza solo al ministero degli affari esteri (il 63% del totale) mentre raggiungono il 50% di quelli del ministero della giustizia, organizzazione giudiziaria.
Al ministero delle politiche agricole rappresentano il 13% dei top manager mentre sono completamente assenti tra i dirigenti di prima fascia al ministero dell'ambiente e al ministero della Difesa. Al ministero dell'interno le donne sono il 14% dei dirigenti di prima fascia ma il 54% di quelle di seconda fascia in crescita sul 2009. Le segnalazioni di discriminazione sono state 200, 99 delle quali all'Enea.

Solo in tre casi le motivazioni sono state legate alla cessazione del rapporto di lavoro per discriminazione per maternità.

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