Statali in sciopero: governo Pinocchio

I dipendenti pubblici contro il governo. Bonanni: "Non ha fatto nulla". Epifani attacca: "Niente soldi per i contratti"

Statali in sciopero: governo Pinocchio

Roma - Il governo per il pubblico impiego non ha fatto nulla, continua su strada "ipocrisia e irresponsabilità è un governo Pinocchio": usa queste parole il leader della Cisl Bonanni a chiusura della manifestazione degli statali a Roma. "Questi contratti sono importanti: lo ricordiamo a Prodi, sordo e disattento, a Padoa-Schioppa, attento ai fatti degli altri, e a Nicolais, evanescente e assente". Circa 100mila i manifestanti a Roma, l’adesione allo sciopero è stata dell’80% secondo gli organizzatori. "La manifestazione di oggi è contro le scelte del governo perché la Finanziaria non ha risolto i problemi del Pubblico impiego - sottolinea il leader della Cgil, Epifani -. Non abbiamo avuto risposta sulla precarietà né sulla qualità ed efficienza della Pubblica amministrazione e neppure ai problemi dei rinnovi contrattuali. Il tutto mentre i lavoratori della sanità e degli enti locali aspettano ancora il rinnovo del contratto in essere".

Epifani: "Prodi ascolti la piazza" "Vorrei dire a questo governo: ascolta questa piazza, o meglio, anche questa piazza perchè di fronte ai tanti problemi non risolti ritroverebbe finalmente una sintonia con il paese". Lo ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, parlando dal palco a conclusione della manifestazione sugli statali aggiungendo come "forse in questo modo potrà ritrovare una rotta e andare avanti nel senso giusto. Così almeno spero, ma tocca al governo farlo, è nella sua responsabilità".

Angeletti: "Il governo rispetti i patti" "L’esecutivo - ha aggiunto il segretario della Uil - ha fatto una finanziaria che non prevede risorse per i contratti pubblici. Ed è come se la Confindustria dicesse che non si rinnovano i contratti.

Ma è la legge a imporre al Governo di farlo". E riguardo al ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, Angeletti ha sottolineato che "il ministro fa il suo dovere. È un problema di risorse. Le buone parole non ci interessano serve un atto politico".

 

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