Roberto Bonizzi
«Non vogliamo più che Milano si chieda cosa deve fare per noi, ma siamo noi che ci chiediamo cosa possiamo dare a Milano». Il «manifesto» degli stati generali degli immigrati è riassunto da Otto Bitjoka, presidente della fondazione Ethnoland, e il messaggio per la città è chiaro. Gli stranieri oggi sono il 14% della popolazione, oltre 308mila persone in tutta la provincia, con 21mila imprenditori e il 10% della popolazione scolastica e 161 nazionalità. Gli immigrati vogliono partecipare attivamente alla costruzione del futuro di Milano. «È la prima volta - prosegue Bitjoka - che ci assumiamo direttamente questa responsabilità dicendo: ci siamo. Vogliamo proporre un nuovo modello di integrazione». Nei prossimi quattro mesi ci sarà il momento dellascolto delle istanze provenienti dalle diverse comunità straniere di Milano. Lavoro di raccolta attuato attraverso un blog (www.statigenerali-immigrati.org) e un call center. Quindi si passerà alla fase di analisi del materiale, diviso tra commissioni create appositamente e divise per argomenti. Infine il progetto prevede un convegno finale con la presentazione dei risultati. Tra i promotori degli stati generali anche Piero Bassetti, ex assessore e consigliere comunale, presidente regionale e deputato, ora presidente di Aseri e dell'associazione Globus et Locus, che spiega le ragioni del suo appoggio. «Per superare i conflitti occorre superare i pregiudizi - dice -. Oggi siamo di fronte a unaltra grande ondata migratoria, come nel primo decennio del secondo dopoguerra, quando su Milano si riversavano i treni della speranza provenienti dal Sud. Anche adesso, come allora, la sfida è costruire una Milano nuova, con lintegrazione e linclusione». Poi Bassetti insiste sul tema del voto agli immigrati: «Lerrore della società italiana è dare al voto la funzione di credito, mentre le elezioni servono per organizzare il governo. Un diritto di tutte le persone che vivono qui». Tema subito «sponsorizzato» dai candidati alle primarie del centrosinistra Milly Moratti, Davide Corridore, Dario Fo e, in rappresentanza di Ferrante, il suo portavoce Angelo Perrino. Presente anche Alberto Mattioli, vice presidente della Provincia, che ricorda: «È la prima volta che possiamo ascoltare i bisogni degli immigrati direttamente dalla loro voce».
Tra il pubblico anche i rappresentanti di una ventina di comunità di stranieri. Tra gli applausi qualche critica da parte di Mustapha Sanneh, senegalese da molti anni residente a Milano, esperto di comunicazione interculturale.
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