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"Lo Stato chieda uno sconto ma paghi subito le imprese"

Il deputato Pdl Vignali, autore dello Statuto delle aziende: "Cassa depositi e prestiti potrebbe smaltire i debiti arretrati"

"Lo Stato chieda uno sconto ma paghi subito le imprese"

«Sburocratizzare le imprese e garantire i pagamenti erano proprio gli obiettivi dello Statuto delle imprese, già approvato dal Parlamento durante il governo Berlusconi. Cominciamo ad attuarlo». Lo dice il padre del provvedimento, il deputato Pdl Raffaello Vignali.

Da dove si può cominciare?
«Ad esempio, lo Statuto dice no a nuovi oneri burocratici per le imprese e stabilisce il principio di proporzionalità per le norme, che devono tener conto delle dimensioni e del settore. Per intenderci, in tema di smaltimento rifiuti una parrucchiera o un imbianchino non possono essere trattati come un’azienda petrolchimica»,

E sulla mancanza di liquidità, problema vitale per le aziende, quali sono le proposte?
«Anche qui partiamo dallo Statuto che prevede il recepimento anticipato della direttiva europea sui pagamenti: 30 giorni per lo Stato, 60 per i privati, pena una mora dell’8 per cento. Non solo: il mancato pagamento da parte dei privati viene considerato abuso di posizione dominante relativa, quindi ricade sotto i poteri, allargati, dell’Antitrust».

Perché non anche i mancati pagamenti dello Stato? Più dominante di così...
«La norma c’era, ma è stata tolta durante il dibattito parlamentare. Ricordiamo però che ci sono anche grandi aziende che deliberatamente pagano in ritardo i fornitori, pur avendo le risorse per rispettare i tempi. Antonio Catricalà, all’epoca presidente dell’Antitrust, aveva ipotizzato sanzioni non inferiori al 50% del dovuto: e il decreto relativo è atteso a tempi brevissimi».

E per i debiti dello Stato, non si può fare niente?
«Tutt’altro: bisogna metterci mano, perché è diventata questione di vita o di morte per le imprese, e purtroppo anche per molti imprenditori».

Che ne pensa, ad esempio, della possibilità di compensare i crediti con le tasse?
«Una norma di grande civiltà, tanto che era stata inserita nella prima versione dello Statuto: però c’è un problema di costi. Faccio un’altra proposta: autorizzare la Cassa depositi e prestiti a smaltire il debito arretrato, chiedendo agli imprenditori uno sconto del 6-7%, pari al costo dell’operazione finanziaria. Credo che accetterebbero volentieri, pur di incassare il dovuto. Però bisogna anche dare una scadenza: fissare una data, e a partire da quella gli enti pubblici si impegnano a pagare in tempo. Inutile parlare di crescita, se non ci portiamo anzitutto alla normalità».

Ma se non si abbassano le tasse, sostengono le imprese, l’economia non riparte.
«Sono d’accordo, e per questo bisogna asciugare la spesa pubblica. Imprese e banche si sono ristrutturate per resistere alla crisi, lo Stato ancora no».

Anche lei invoca i licenziamenti dei dipendenti statali?
«Bisogna creare mobilità, per compensare le carenze con gli esuberi.

Ma non dimentichiamo: non c’è efficienza senza assunzione di responsabilità individuale, e quella nessuna norma la può sostituire».

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