Tanto il cittadino che evade le tasse, quanto lo Stato che non onora i debiti, commettono due gravi scorrettezze. Ma, curiosamente, la sola che scandalizzi è la prima. Tempo fa si parlava di entrambe. Il governo però, Monti in testa, ha rovesciato la frittata. Così, oggi la canizza è diretta contro il cittadino che imbroglia, mentre i 90 miliardi che la Pubblica amministrazione deve alle imprese sono passati in cavalleria. La disparità genera una manfrina insopportabile: un governo, moroso e in torto, si impanca come se fosse irreprensibile e suona la grancassa contro i contribuenti infedeli che in realtà sono identici a lui.
Perché si colpevolizza solo il cittadino in difetto e non si stigmatizzano anche i difetti dello Stato? Do questa spiegazione: in Italia, il cittadino è un suddito e lo Stato una matrigna prepotente che, a torto o a ragione, vuole sempre prevalere. Sconcerta che si presti al gioco la stampa, che dovrebbe fare il cane da guardia del potere. È, infatti, più facile leggere intemerate contro il cittadino che inganna lo Stato evadendo le tasse che critiche allo Stato che truffa il cittadino non pagandogli le merci fornite. Non so se lo sbilanciamento sia dovuto a piaggeria verso il Palazzo o allidea tafazziana che il contribuente, poiché è un comune mortale, possa essere messo alla gogna mentre lo Stato, entità iperuranica, sia invece in diritto di agire a capriccio come un dio lunatico.
A scanso di equivoci, dico subito che sono per una seria lotta allevasione che potrà diventare senza quartiere il giorno che le aliquote assomiglieranno meno di oggi a una rapina. Contemporaneamente - non a babbo morto - voglio però sentirmi cittadino di uno Stato corretto: se mi deve qualcosa me la dia allistante, senza scuse o furbate, come esige che io faccia con lui. O tutti gentiluomini o tana libera tutti.
Vedo già qualcuno storce il naso. Ma se ogni contribuente ragionasse così- pensa - si andrebbe a ramengo. Esattamente quello che succederebbe - replico - se tutti facessero come la Pubblica amministrazione che non paga i fornitori. Equivale a entrare in un negozio e intascare loggetto senza passare dalla cassa, fare sgobbare la domestica e non darle lo stipendio, ecc. Comunque, non ho detto che si debba fare i furbi ma che lesempio deve venire dallalto. Se si è reciprocamente scorretti, finisce che si fa a gara a chi tira più bidoni.
Cè chi considera più grave levasione fiscale del mancato pagamento. È una scuola di pensiero. Non ho una posizione. A me preme che le due cose siano considerate insieme. Comunque, vediamo.
Evadere è reato. Evitare di pagare, no (salvo il dolo). Il fatto di urtare contro il Codice penale, potrebbe essere un punto a favore della maggiore gravità dellevasione. Un altro potrebbe essere che levasione, privando lo Stato delle sue entrate, gli impedisce fare fronte alle proprie obbligazioni. Come dire che il cattivo comportamento fiscale è la causa primaria delle inadempienze della Pubblica amministrazione verso i fornitori. Largomento è opinabile, poiché il mancato pagamento potrebbe avere mille altre cause, dalla cattiva amministrazione, allo spreco, al darsi stipendi doro piuttosto che saldare debiti. Quando è lo Stato a maneggiare i soldi, non si sa mai che fine fanno.
Per altri invece, non il cittadino che gioca a rimpiattino con limposta, ma lAutorità che non paga i debiti ha la palma della malandrinaggine. Levasore - osservano - viola «solo» la legge. Chi non salda i conti, invece, commette due violazioni: della legge e del contratto che lo lega al fornitore. Calpesta la norma e la parola data. Detto altrimenti: levasore si sottrae a un obbligo imposto dallalto, linadempiente straccia un impegno liberamente assunto verso chi, per lui, ha anticipato sforzi, tempo e denaro. Insomma, un truffatore che, dopo avere incamerato, scappa. Non hanno tutti i torti, ma scegliete voi il peggiore.
Va aggiunto, per terminare, che leconomia reale (il mitico sviluppo) è più danneggiata dallinadempienza della Pa che dallevasione del cittadino. Se costui, infatti, paga il dovuto allErario, non ci sono garanzie che la mano pubblica spenderà bene, anziché male, i soldi incamerati.
Ecco perché è pura propaganda dare del baro allevasore dimenticando il gioco delle tre carte che fa lo Stato ritardando allo stremo i pagamenti.
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