«Mi sono calato da una grondaia. Ho visto farlo a un coreano prima di me. Il tubo non ha retto e così sono precipitato giù. Era lunica via di salvezza». Racconta così gli attimi di terrore allhotel San Giusto, Arturo, 31 anni, poliziotto napoletano della questura di Bologna arrivato a Roma da una decina di giorni per essere aggregato al Viminale. «Sono stato svegliato dalle urla disperate degli altri clienti - continua -. Era tutto surreale: il fumo, laria insopportabile, le grida a squarciagola degli americani. Lallarme antincendio? No, non lho sentito. Mi sono rotto il perone sinistro, mi sono rialzato ho provato ad andare incontro ai colleghi delle volanti per indicargli doverano gli altri, ma non ce lho fatta». Claudio, 26 anni, è un italiano che studia a Vancouver, in Canada. Era tornato a Roma per incontrare degli amici. Alloggiava al secondo piano, è finito allUmberto I con la frattura di una gamba e di un dito. «Ho sentito lodore della morte - dice steso su una barella di pronto soccorso -. Vedevo la gente cercare scampo dove poteva, alla fine mi sono buttato anchio». «Abbiamo sentito le grida - raccontano due amiche, Grazia e Maria, dellappartamento sul retro della palazzina C che è sotto il primo piano in uso allalbergo -. Ci siamo prese uno spavento pazzesco. I vigili del fuoco per spegnere le fiamme hanno allagato con gli idranti la nostra casa, ora inagibile». Marco lavora al supermercato al piano terra: «Ci chiedevano aiuto dalle finestre. Abbiamo cercato di sistemare delle scale, ma poi gli abbiamo detto di lanciare i materassi».
«Siamo 18 coreani e dopo esserci contati - racconta ancora incredula Sang Ah Park - ci siamo accorti che in due mancavano allappello. Sono scesi nella hall alle 10.30. Mi hanno detto che non avevano sentito nulla perché non cè stato alcun allarme antincendio. Nessuno li aveva avvisati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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