Politica

«È stato come rivivere l’inferno del Bianco»

I pompieri entrati per spegnere le fiamme: «Per fortuna gli automobilisti hanno capito subito che cosa stava accadendo»

da Bardonecchia (Torino)

«Il fumo impenetrabile che nonostante le maschere ti prende la gola, l'acre e indescrivibile odore, il calore insopportabile, la visibilità pressoché nulla. È stata la medesima sensazione che ho provato quando il 24 marzo 1999 sono entrato nel traforo del monte Bianco. Mai vissuta un'esperienza del genere».
È ancora scosso Piero Jordan, il vigile del fuoco valdostano che ieri sera è entrato nel tunnel del Fréjus qualche ora dopo l'incendio per tentare di spegnere il fuoco. Jordan è stato uno dei vigili del fuoco che ha operato anche al traforo del monte Bianco e per lui l'esperienza è stata davvero drammatica, tanto che mentre la racconta si coglie la sua emozione. «Sia al Fréjus che al monte Bianco ho provato una sensazione di impotenza; ti trovi davanti a un ostacolo che sai di dover superare ma che non sai come fare». La portata dell'incendio è stata diversa, ma per i vigili del fuoco è stata analoga. «I nuovi sistemi di sicurezza installati al Fréjus - precisa Jordan - hanno sicuramente facilitato il compito dei soccorritori e poi, dopo la tragedia del monte Bianco si è creata, negli utenti, una maggiore consapevolezza del pericolo». «Lo dimostra il fatto - aggiunge il vigile del fuoco valdostano - che al traforo del monte Bianco gli automobilisti non hanno capito cosa stesse succedendo; al Fréjus la sciagura è stata di portata minore perché molti automobilisti hanno fatto immediata inversione di marcia riguadagnando così l'uscita». Jordan ricorda ancora che nell'incendio al traforo del monte Bianco, nel quale sono morte 39 persone, dopo molte ore si sentivano esplosioni, «mentre al Fréjus c'era un silenzio siderale, si distingueva solo il rumore dei mezzi di soccorso. Ma il timore di crolli era il medesimo; non riesci a capire cosa c'è oltre la cortina di fumo che hai davanti né cosa stia accadendo alle tue spalle». Piero Jordan è partito alla volta del Fréjus con una squadra diretta dall'ispettore Fabio Giovinazzo con un camion Aps, attrezzato per questo tipo di situazioni, mezzi e autorespiratori.
Di «tonfo al cuore» parla invece Elio Merlier quando, in vacanza, ha ricevuto la telefonata del collega del Fréjus. «Ho immediatamente pensato a qualcosa di grave» ha detto Merlier che oggi è il responsabile della sicurezza del traforo del monte Bianco ma che il 24 marzo 1999 è stato uno dei primi ad entrare per cercare di prestare soccorso agli automobilisti imprigionati. «Sono esperienze che non puoi dimenticare» ha ricordato ieri Merlier che con alcuni colleghi era rimasto bloccato nel traforo in fiamme. «Grazie a Dio - sottolinea - i sistemi di sicurezza hanno fatto grandi progressi ma l'aiuto più grande ce lo danno gli utenti che ora hanno un diverso approccio, non solo al pericolo, ma anche nell'affrontare un viaggio all'interno di un lungo tunnel.

Anche il personale - conclude Merlier - ora è più preparato e ha a disposizione mezzi più efficaci».

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