da Roma
Integrazione? Una parola che fa rima con «inclusione», termine spesso usato dal sindaco Veltroni ogni qualvolta si parla di immigrati, ma che, soprattutto in alcune zone della città, risulta di difficile attuazione. A cominciare dallEsquilino, il rione vicino alla stazione Termini ormai considerato la vera Chinatown romana. Nonostante le proteste contro la proliferazione dei megastore e la scomparsa di negozi tradizionali e botteghe artigiane, nel rione (ribattezzato Es Qui Lin) si vedono ormai solo insegne in cinese - solo una minoranza bilingui - e persone dagli occhi a mandorla. Nella scuola di via Nino Bixio (materna, elementari e medie) il 58 per cento dei bambini iscritti sono stranieri, con larghissima prevalenza di asiatici. Quella cinese, tra laltro, è una comunità chiusa su se stessa: polizia e carabinieri continuano a scoprire, per esempio, studi dentistici o addirittura piccoli ospedali abusivi. Ma anche nella vita di tutti i giorni i cinesi frequentano solo negozi, ristoranti e locali notturni (comprese case dappuntamento) gestiti da connazionali.
Dalla stazione all«Es Qui lin» lOriente che cancella gli italiani
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